22.8.11

La settimana di ferragosto è finita...

... e anche quest'anno ne sono uscito indenne, senza avere nessuna crisi.
Dovete sapere che a questo mondo sono poche le immagini che mi angosciano e che mi fanno sentire impotente davanti alla crudele realtà. Queste esattamente sono, in ordine di importanza:

1. I bambini malnutriti dell'Africa o vittime di guerra (e mettiamo una foto "leggera" per decenza e rispetto, dato che questo è un post ironico):


2. Le folle che acclamano Berlusconi o la Lega o che riempiono piazza San Pietro la domenica, o tutte e tre le cose.


3. I palloncini che volano via lontani verso l'infinità del cielo.


4. Un'edicola chiusa durante la settimana di ferragosto.



Chiamatela malattia, dipendenza, chiamatela come vi pare, ma io ho l'estrema esigenza di comprare ALMENO un giornale a settimana: per me è un bisogno primario come mangiare e dormire. Sento la necessità impellente di entrare in un'edicola, spulciare le nuove uscite, vedere se c'è qualcosa di interessante e, in caso negativo, farmi interessare qualcosa a forza, in modo da non uscire a mani vuote. Ho bisogno di avere qualcosa da leggiucchiare nel tempo perso o prima di andare a dormire, quando sono troppo stressato e ho il cervello troppo in panne per leggere romanzi o cose troppo impegnative, oppure quando prendo i mezzi e non ho portato l'iPod.
Invece a ferragosto il mondo dell'editoria si ferma per una settimana: uscire per strada e vedere tutte le serrande delle edicole tristemente abbassate mi dà un senso di malinconia e angoscia che è come se mi mancasse l'aria. E in quei pochi giornalai aperti, isolati e ustionati sotto il solleone, al massimo uno per quartiere, non di più, in queste oasi in pieno deserto che ci mancano solo le balle di fieno che volano intorno, dicevo, a parte quotidiani e periodici scandalistici da ombrellone c'è il vuoto assoluto: riviste rattrappite dal caldo infernale, giornalai scontrosi che magari sono appena rientrati dalle vacanze e hanno meno voglia di stare lì di quanta ne abbia io di leccare una merda di cane, insomma, la desolazione più totale.
Non immaginate nemmeno quanto sia lunga, per me, la settimana di ferragosto, forse la più lunga dell'anno: uscire non si esce, che con questo caldo chi ti si incula, e stare in casa a boccheggiare e con il cervello appannato, senza nemmeno una lettura per passare il tempo, è veramente una tortura.
Eppure, in un modo o nell'altro anche quest'anno questa terribile settimana è passata, appena in tempo prima che in preda all'astinenza mi armassi di grimaldello e andassi a scassinare la serranda di una qualche edicola per depredarla di tutto il suo contenuto. E già sento i rotori delle stampatrici rombare, animate da nuova linfa, e aspettatemi che tempo qualche giorno e nella prima edicola che incontro ci lascio i miliardi.

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