28.9.11

La guerra delle Biancanevi

In questi anni in quel di Hollywood si sta assistendo ad una nuova tendenza.
Dopo aver depredato in tutti i modi possibili il mondo dei supereroi a fumetti, con risultati a volte ottimi (Spider-man di Sam Raimi) ma il più delle volte disastrosi (qualche nome: Fantastici Quattro, Hulk, Daredevil...), ora il ricco forziere dei comics va esaurendosi, così come l'interesse delle persone, e mentre da una parte già si inizia con i reboot (il nuovo Spider-man è prossimo all'uscita nelle sale), dall'altra si cercano disperatamente nuove galline dalle uova d'oro da spennare fino all'ultima piuma.
E qual gallina più grassa dell'enorme repertorio di fiabe classiche, la maggior parte delle quali, tra l'altro, non sono nemmeno coperte dal diritto di autore?
Perché se di Pinocchio esistono qualcosa come venticinque versioni, le altre fiabe, a parte le rivisitazioni del lungimirante Walt Disney che sulle fiabe ci ha costruito un impero, sono praticamente territorio vergine nel mondo del cinema. E se c'è una cosa in cui gli americani eccellono è sverginare territori e prosciugarli fino a che non sono da buttare come strofinacci consunti.

 

Capostipite di questa tendenza è stato forse il Peter Pan di P.J. Hogan, uscito nel 2003, rivisitazione del racconto classico in chiave adolescenziale: praticamente, altri cinque minuti di film e Wendy e Peter finivano a letto insieme. Ma è stato l'inutile Alice in Wonderland di Tim Burton a scatenare la mania: con tutti i soldi che ha portato a casa, Hollywood si è resa conto dell'enorme potenziale delle rivisitazioni delle fiabe classiche, e così tutti a rifare le fiabe, chi in chiave dark (vedi Cappuccetto Rosso Sangue), chi in chiave avventurosa, chi in chiave moderna, e invadiamo le sale con duecento versioni della stessa fiaba prima che la gente si stufi.
Perché dovete sapere, o forse lo sapete già, che è scoppiata la guerra delle Biancanevi: ben tre film ispirati alla fiaba della principessa che per sfuggire alla matrigna si rifugia in una casetta di nani sono in procinto di uscire nelle sale di tutto il mondo.
Il primo è in cantiere in casa Disney dal 2002 e chissà se vedrà mai la luce: si tratta di The Order of the Seven, incentrato su sette spietati guerrieri dell'antica Cina. Dico, sono necessari commenti? Pare che sceneggiatore e regista siano già stati ingaggiati, ma del film non si sa ancora niente di preciso, e speriamo di continuare su questa strada.
Gli altri due film, invece, sono i veri protagonisti della guerra, uscendo praticamente in contemporanea: si tratta di Snow White di Tarsem Singh e Snow White and the Huntsman di Rupert Sanders.
Il primo racconta la storia di una fanciulla che si allea con sette nani minatori per vendicarsi della regina che ha ucciso suo padre e riprendersi il regno che le è stato sottratto. Nel ruolo di Biancaneve vedremo Lily Collins del telefilm 90210, mentre ad interpretare la regina cattiva sarà Julia Roberts. Sì, vi capisco, anch'io ho sperato fino all'ultimo che fosse solo un rumor, e invece la notizia è ufficiale.


Il secondo film, invece, vede come protagonista Kristen Stewart, la Bella di Twilight, e ora preparatevi perché non è questa la notizia più sconvolgente. Il film racconta infatti la storia di una fanciulla perseguitata dalla malvagia matrigna, invidiosa della sua bellezza. Quello che la regina non sa è che Biancaneve è stata addestrata all'arte della guerra dal cacciatore che è stato incaricato di farla fuori, e che è disposta a combattere con le unghie e con i denti per riprendersi il regno.


Ora, la domanda che io mi pongo è semplicissima: perché?
Se vuoi fare un film epico su una ragazza guerriera, che sia cinese o medievale o che so io, beh, fallo, no? Che senso ha farla passare per Biancaneve? Perché se non si era capito, possono girare anche duecento film basati su questa fiaba, ma per me la guerra delle Biancanevi è vinta in partenza: la sola, unica ed insuperabile Biancaneve cinematografica è uscita più di settanta anni fa, ed è questa qui:

26.9.11

Il Monsignor Babini torna all'attacco: Berlusconi meglio di Vendola

Sei del Pdl, sei nei guai e non sai a chi rivolgerti? Il tuo capo e i tuoi colleghi  hanno la straordinaria quanto triste capacità di mettersi in ridicolo qualsiasi cosa facciano? Hai bisogno di rispalare tutta la merda di cui sei coperto sulla testa di qualcun altro, preferibilmente frocio o musulmano? Abbiamo la soluzione che fa per te! Chiama il Monsignor Babini, e lui ti darà la giusta riposta ai tuoi problemi, riportando il tuo morale alle stelle!

Ebbene sì, ancora una volta qualcuno ha sentito l'inspiegabile bisogno di conoscere il parere del Monsignor Babini, quell'82enne suonato il cui modo preferito per occupare i suoi giorni da pensionato è quello di sparare cazzate su Pontifex. Argomento di oggi, Berlusconi, Vendola e naturalmente i froci, e quanto essi siano una cosa immonda e indegna. Il Monsignore, alla domanda su cosa ne pensasse dello stile di vita di B. ha risposto così:
 "Io non ne posso più della retorica inutile di Vendola. Credo, da cattolico, che la omosessualità praticata sia un peccato gravissimo e  contro natura, certamente peggiore di chi va con l'altro sesso. Alla luce dei fatti, senza stilare classifiche, Vendola pecca molto di più di Berlusconi"
Quindi secondo il Monsignore, è molto meno peccaminoso fare delle orge con delle prostitute minorenni e ricompensarle con cariche istituzionali che essere frocio.
A parte il fatto che nessuno sano di mente può evitare di riconoscere in questa frase i segni della demenza senile, a meno che uno non neghi consapevolmente la realtà perché quello che gli interessa è avere una voce autorevole che gli dia man forte, a prescindere dal fatto che questa voce faccia dei discorsi logici o meno.
A parte questo, dicevo, io in queste parole ci vedo una chiarissima astinenza da ceppa protratta per anni. Cioè, è normale, no? Non vi capita la stessa cosa? La classica volpe che guarda l'uva.
Monsignor Babini mio, io la capisco e la compatisco, perché anche io dopo un po' che non si batte chiodo mi metto a inveire contro la razza frocia dell'universo intero, ma anche lei, a 82 anni si ricorda di queste cose? Doveva pensarci moooolto prima, e adesso guardi qui che brutta vecchiaia sta passando, e guardi poveri noi che siamo costretti a sorbirci le sue crisi da vecchia zitella vogliosa!

23.9.11

Notizie random arcobaleno

Eccoci tornati all'irregolare appuntamento con le notizie random, stavolta tutte dedicate al mondo lgbt, perché quello che è appena iniziato si preannuncia un autunno bollente per l'universo gay: tra promesse di outing mantenute, adolescenti suicidi e preti sieropositivi, in questi giorni una potente ondata ha travolto l'Italia (e non solo) riscuotendola dal torpore che da tanto, troppo tempo la avvolge. Si tratta di notizie di cui tutti ormai sono al corrente, ma un blog come il mio non può esimersi dal parlarne.

Iniziamo subito dalla cronaca estera. Pochi giorni dopo l'abolizione ufficiale della legge Don't ask don't tell che impediva ai militari USA (uomini e donne) di dichiarare la propria omosessualità, il quattordicenne Jamey Rodemeyer si è suicidato. Jamey, bisessuale, si era dedicato attivamente ad iniziative per combattere il bullismo contro gli omosessuali, bullismo di cui lui stesso era vittima, fino a che non ha retto e ha deciso di farla finita, lasciando un commovente ringraziamento a Lady Gaga per il suo impegno nel campo dei diritti lgbt. Come dire, un passo avanti e due indietro. L'episodio ha commosso il pianeta, e ha fatto infuriare la Germanotta, la quale ha sfoderato gli artigli e ha chiesto un colloquio con Obama per porre fine a quella che è una vera e propria piaga. La notizia si commenta da sola, non c'è bisogno di aggiungere altro. Voglio solo rivolgere una domanda al nostro Parlamento, lo stesso che poco tempo fa ha votato l'incostituzionalità di una legge contro l'omofobia: quanti ragazzi come Jamey devono morire ancora prima che voi vi rendiate conto di cosa è capace la crudeltà della gente? Quante persone hanno fatto la stessa fine di Jamey a causa della vostra ipocrisia?

E parlando di ipocrisia nel Parlamento italiano, passiamo alla prossima notizia. E' successo. E' stato annunciato da mesi, e dopo numerosi rinvii che sembravano far pensare che l'iniziativa fosse stata solo un'inconcludente minaccia, il tanto temuto outing contro i politici italiani gay e omofobi è finalmente una realtà: stamattina sul sito dell'iniziativa sono stati fatti i primi dieci nomi, senza se e senza ma, e a breve ne saranno pubblicati altri dieci (ne parla anche Repubblica).


Che dire? Non so che effetto avrà questa vera e propria bomba a mano che è stata lanciata sul mondo politico italiano. Certo, con B. di scandali ce ne sono un giorno sì e l'altro pure, e nessuno sembra troppo turbato. Ma qui si tratta di froci. Froci, tra l'altro, che per nascondersi attaccano brutalmente e sistematicamente le persone come loro. Froci responsabili della vita infernale in cui vivono i gay italiani. Non so se queste persone mi fanno più pena o più schifo. Forse tutti e due. Probabilmente nei prossimi giorni si alzerà un polverone, con un abuso di termini come diffamazione e privacy. Fanculo, dico io. Perché se uno da una parte lo prende in culo, dall'altra si para quello stesso culo grazie alle poltrone che occupa, esaltando la famiglia naturale di giorno e facendo bocchini di notte, beh, quel qualcuno è un pezzo di merda e un pavido e non merita nessun rispetto. E in amore e guerra tutto è concesso, e questo di sicuro non è il primo caso. Nel frattempo Emilio Fede, vista l'aria che tira, si dedica a dieci minuti battutine omofobe a rivolte a Vendola (cliccate il link per ascoltare). Tranquillo, Emilio, lo sappiamo che non sei gay, tu selezioni solo le puttane per il tuo capo.

Ipocrisia e omofobia fanno rima con Chiesa cattolica. Ed parliamo quindi di Don Carlo Rebagliati, intervistato in questi giorni a Mattino 5. Per dire cosa? Che i gay sono contro natura? Che Dio scaglierà fulmini e saette su tutti i culattoni? No, Don Carlo ha ammesso di essere gay e sieropositivo, e di avere confessato tutto al proprio direttore spirituale il quale gli ha detto in parole povere "tanto se sei prete non scopi comunque, fine della questione". Pare vero. Oggi Don Carlo è indagato per induzione alla prostituzione. Leggetevi l'intervista pubblicata da Repubblica, e poi ditemi: la Chiesa, che parla tanto di natura e cazzi e mazzi, ma si rende conto di quanto sia innaturale e forzata l'astinenza sessuale che impone ai preti? Se non vuole rendersene conto, amen. Ma almeno non rompesse il cazzo con chi ha scelto di non vivere una vita nella frustrazione come hanno fatto loro.
Intanto ho sentito raccontare da un amico gay di cui non rivelerò il nome (protezione delle fonti, come insegna il buon Mikael Blomkvist della trilogia Millennium) che anche nel suo paese c'era un prete gay e sieropositivo, che prima si inculava i ragazzetti e poi li accompagnava a fare il test dell'HIV.

E concludiamo con una notizia leggera, che riguarda il mondo gay da vicino. A Londra si è appena svolta l'annuale serata di beneficenza della Fondazione Raissa Gorbaciova per i bambini malati di cancro. E che c'entrano i gay? C'entrano perché alla serata ha partecipato la meravigliosa Geri Halliwell, un'icona per tutti i gay della mia generazione. E lasciatemelo dire, è sempre stata la più fica delle Spice, ma questa più si fa vecchia più è bella. Pare che Geri stia per pubblicare un nuovo album: sarà vero? Chissà, intanto godiamocela in tutto il suo splendore.



21.9.11

Serate romane: gli Oblivio al Sinister Noise

Con la chiusura del Village e il concomitante freddo pungente che è arrivato all'improvviso in questi giorni, si può dire che l'estate è ufficialmente giunta al termine, e con essa sono finiti i tempi delle birre lungo la spiaggia, delle passeggiate al chiaro di luna e dei gelati in piazzetta, mentre ricomincia la stagione delle serate chiusi nei localini, al riparo dal gelo, magari con la possibilità di assistere a qualche bel live e ascoltare della buona musica.
Eh sì, tutta questa digressione era per introdurre l'argomento del post di oggi, ossia la musica. E che musica, vi chiederete? Lady Gaga, Madonna o qualche altra frociata pop? Eh no, cari miei, stavolta parliamo di rock, perché anche se può suonare strano non si campa di solo pop, e anche se finora dai miei post non è emerso, una delle cose che adoro è rintanarmi con gli amici in un pubbetto, bere tanta birra e sentir suonare qualche bravo gruppo emergente.
Ed è proprio di un gruppo emergente che stavolta voglio parlare: si tratta degli Oblivio, band romana che ieri sera si è esibita al Sinister Noise, quel covo di metallari di fronte a Dolce Notte, per presentare il suo nuovo EP, The Distant Shoreline (acquistabile anche su iTunes).


Gli Oblivio, che già hanno pubblicato altri dischi con la precedente formazione, e che a quanto pare hanno già un nutrito gruppo di fedelissimi (gli iscritti alla pagina di Facebook sono già 914, non male, no?) per l'occasione, oltre ai brani dell'EP (belle la title track e Dedica, a quanto pare il cavallo di battaglia della band), hanno presentato una manciata di nuove canzoni che faranno parte di un altro EP di prossima pubblicazione, e si spera anche dell'album.
Sono sempre stato convinto del fatto che gruppi come gli Oblivio, formati da giovani che mettono passione in quello che fanno, siano sempre da incoraggiare, a maggior ragione se sono bravi. E gli Oblivio caspita se sono bravi. Ora, io di musica non ci capisco niente, mi piace ascoltarla dal vivo, ma non ne so niente di strumenti, acustica, riff, mixer e tutte queste cose tecniche che piacciono tanto agli appassionati del genere. Tuttavia, se dei musicisti sono bravi si sente anche se non ci capisci una sega. E gli Oblivio, ripeto, sono bravi, le loro canzoni ti avvolgono e ti trasportano, fino a riempirti. E il cantante? Ne vogliamo parlare? Uno sguardo magnetico che ti rapisce e una voce calda e potente, di quelle che si infilano nelle viscere e le fanno vibrare (peccato solo che l'acustica di merda del locale non gli rendeva per niente giustizia).
Insomma, con la bella esibizione di ieri, la stagione invernale dei pub è stata inaugurata proprio nel migliore dei modi.
Chi si è incuriosito, può iscriversi alla loro pagina di Facebook, dalla quale è possibile scaricare gratuitamente alcuni pezzi e qualche demo, oppure può visitare il loro sito ufficiale. E se vi piacciono, spendeteli sti due euro per comprarvi l'EP, che i ragazzi i soldi li cacciano di tasca propria, e meritano che i loro sforzi e i loro sacrifici vadano premiati.
Che poi, tanto per concludere, il cantante è un gran fico e beato a chi se lo scopa. Anzi facciamo così, che nessuno si azzardi a mettergli gli occhi addosso che lo sfonno!

13.9.11

Nuova denuncia contro il Papa all'Aja

Uuhhh che brutta ariaccia che tira in questi giorni tra le colonne di piazza San Pietro!
Non bastano tutte le rogne degli ultimi tempi, tra Facebook che richiede a gran voce l'abolizione di tutti i privilegi economici e fiscali del Vaticano, i politici che fanno sempre più fatica a far credere alla gente che l'Italia  sia un paese cattolico, e tutti quei frociacci maledetti che spuntano fuori come funghi che come cazzo fanno a riprodursi non si sa, germinazione spontanea, e che ormai sono incontenibili, non è più possibile chiuderli tutti nei conventi come si faceva una volta. Già tutto questo sarebbe sufficiente a far perdere il sonno a un santo, figuriamoci a Ratzinger e ai suoi paggetti, ci mancava pure un'altra denuncia per crimini contro l'umanità! Chissà com'è che erano riusciti a far passare in sordina quella precedente, che ecco qualche sconsiderato senza ritegno ci riprova!
Stavolta ad avanzare la denuncia è la Snap (Survivors network of those abused by priests, rete dei sopravvissuti agli abusi dei preti), che oltre ad accusare Ratzinger tira in ballo anche i cardinali Tarcisio Bertone e Angelo Sodano. Il reato (comprovato) è quello di copertura delle violenze commesse dai prelati contro i minori, attribuendo al Papa la diretta responsabilità, per aver fatto sì che tali crimini venissero messi a tacere e rimanessero impunti. La Snap lancerà un tour in Europa per sensibilizzare le persone e illustrare i capi d'accusa.
Snap, Snap, ma che non lo sai che morto un Papa se ne fa un altro? L'unica soluzione veramente efficace al problema sarebbe scardinare dalle fondamenta tutto il potere del Vaticano e della Chiesa cattolica. Come? Per esempio iniziando a non mandare i bambini in chiesa e al catechismo. E' vero che i pedofili non stanno solo in chiesa, ma almeno riduciamo di una bella percentuale le probabilità che i nostri figli incappino in qualche situazione spiacevole. Anche se per fare le cose fatte per bene dovreste evitare di battezzarli e già che ci siete sbattezzarvi anche voi. Che poi sta cosa dei figli la scrivo in un blog per froci, in un paese in cui i froci già è tanto che non li mettono al rogo, figuriamoci avere dei figli, e allora è tutto un cazzo che parlo...

UPDATE: caspita, stavolta la cosa sembra seria! Tutti i giornali ne parlano (è uscito anche un interessante intervento del vaticanista Marco Ansaldo su Repubblica) e già sono arrivate le prime reazioni da parte di diversi cardinali, a cui evidentemente hanno iniziato a tremare le gambe da sotto le sottane. In effetti se la denuncia dovesse essere accolta, sarebbe una bella botta! Daje Ratzi, tranquillo che tanto lo sai che il tuo Dio sarà distratto ma per voi ha sempre un occhio di riguardo: scommettiamo che le chiappe te le salva pure stavolta?

12.9.11

Madonna schifa Berlusconi...

... e io la adoro più che mai.
In un'intervista rilasciata ad Oggi durante la sua permanenza a Venezia, la diva delle dive ha dichiarato con malcelata nonchalance: "Cosa penso di Berlusconi? Non vorrei parlarne adesso. Ma il settimanale inglese Economist ha già detto tutto, no?"
E cosa ha detto esattamente l'Economist? Tra le tante cose, ha detto questo:

Non voglio parlare dell'immagine che hanno gli stranieri di quest'uomo e del paese che sta rovinando. Non voglio nemmeno parlare della ridicola reazione di Daniela Santanchè, che perde sempre ogni buona occasione per tapparsi la bocca, che accusa Madonna di offendere gli italiani augurandole di guardarsi il suo film da sola, e che dimostra ancora una volta quanto a questo governo ancora sfugga ancora lo sgradevole particolare che essere stati eletti democraticamente non significa acquisire sovranità indiscussa ed essere esente da critiche, soprattutto considerato che merde secche come lei e il suo padrone stanno mandando il paese a puttante (che poi l'onorevole si dispiace per il fatto che Madonna critichi così il governo, dal momento che ha origini italiane. Che c'è da dispiacersi? Forse che l'onorevole Santanchè abbia voluto sottintendere che gli italiani non possono criticare Berlusconi?).
No, non voglio parlare di tutto questo.
Quello che voglio dire è che Madonna è la mia regina, che sarò eternamente al suo più umile servizio e che la mia devozione per lei è tale che le darei in pasto i miei coglioni, se solo me lo chiedesse.

10.9.11

La sagra dell'ipocrisia

Qualche giorno fa Giancarlo Lehner affermava che i rapporti gay tra uomini sono violenti per natura e basati sulla sopraffazione, e non possono essere per nulla paragonati ai rapporti etero, caratterizzati invece dal desiderio di dare affetto.
Ieri sera, a Roma, una ragazza di 24 anni è morta praticamente impiccata, un'altra di 23 anni è in gravi condizioni. Le due ragazze, romane, stavano partecipando insieme ad altri romani ad un gioco erotico, ispirato all'arte della legatura giapponese, Kinbaku, basata sulla stimolazione di punti anatomici attraverso un complicato intreccio di nodi.
E' questa la dimostrazione della dolcezza e della purezza dei rapporti etero di cui parla Lehner. Sono questi l'affetto e l'amore che possono garantire solo le relazioni tra un uomo e una donna. E' questo il rispetto per l'altra persona di cui i perversi e violenti rapporti gay sono del tutto privi. Sono questi i rapporti sani, naturali, quelli che non spaventano e non turbano, e che fanno dormire sonni tranquilli a bambini e genitori.
Sono questi gli esempi da trasmettere e da diffondere, non come quegli sfacciati telefilm tedeschi che osano mostrare matrimoni gay e che quindi sono da censurare, per preservare il candore dei fragili spettatori italiani, né come lo scandaloso libro per bambini di Altan, Piccolo Uovo, che qualcuno osa introdurre negli asili.

Le perversioni, le violenze, i soprusi esistono, tra gli etero come tra i gay, e anche solo scrivere una frase del genere mi sembra banale, tanto è scontata. Ma l'italiano cattolico è chiamato a rimuoverli, cancellarli dalla coscienza nel primo caso, ad erigerle a paradigma delle dinamiche dei rapporti nel secondo caso. Il buon italiano deve essere cieco di fronte alla realtà, deve essere bravo a dimenticare ciò che è scomodo, ed è chiamato, se necessario, ad essere sfacciato e ipocrita, negando l'evidenza e inventando accuse. La famiglia uomo-donna è l'unica accettata da Dio e tutelata dallo Stato, e quindi è l'unica buona e giusta, scientificamente, moralmente, istituzionalmente. Se ci sono dei casi di perversione, sono, appunto, perversioni. Le relazioni uomo-uomo o donna-donna sono abiette, immorali, contro natura. La perversione è la regola. L'amore, l'affetto, i sentimenti, quelli sono dettagli da rimuovere, prove da sotterrare per non contraddire la versione ufficiale delle cose. Come per il telefilm tedesco, come per Piccolo Uovo.

7.9.11

Virilità e misure: la parola agli scienziati

Dopo il polpettone cosmico dello scorso post, ci vuole proprio un bel post cazzeggione di quelli fatti come si deve. E quale argomento migliore se non il dilemma che attanaglia il maschio umano dalla notte dei tempi, ossia quello della relazione tra virilità e misure?
Quante volte avete sentito dire la frase "le misure non contano"? Boiate, le misure contano eccome, una recente ricerca condotta da un gruppo di scienziati britannici e pubblicata oggi su Repubblica parla chiaro: più ce l'hai lungo e più sei maschio. In altre parole, è stato provato attraverso il più ampio studio in materia che la lunghezza è direttamente collegata al livello di testosterone di una persona.
Avete capito di cosa stiamo parlando? Sì? Lo sapevo, subito a pensar male, porchi!
Sto parlando dell'ANULARE!


Questi scienziati, evidentemente tutti single e senza nessun altro modo di occupare loro il tempo, hanno notato che gli uomini tendono ad avere l'anulare più lungo dell'indice, le donne il contrario (o per lo meno, ce l'hanno uguali), così si sono messi a misurare l'indice e l'anulare di un numero indeterminato di uomini e donne e sono giunti a risultati del tutto inaspettati: innanzitutto, gli uomini con l'indice più corto sono più dominanti e aggressivi, rimorchiano di più e hanno più successi economici, mentre quelli con l'indice più lungo sono in genere più dolci e remissivi. Per quanto riguarda le donne, invece, quelle con l'anulare più lungo hanno più successo nello sport e sono più competitive. Lo stesso vale per i bambini: quelli con l'anulare più lungo dell'indice sono più portati per le materie scientifiche. La scoperta potrebbe anche permettere di prevedere malattie come il tumore alla prostata, a cui sarebbero più soggetti quelli con l'anularone.
Sembra proprio quindi che a contare sia sì la lunghezza, ma non quella lunghezza lì come tutti abbiamo sempre erroneamente pensato, bensì la lunghezza dell'anulare: ci avreste mai creduto voi? Già vi vedo tutti con il centimetro in mano, come quella barzelletta che fa "lo sai che gli handicappati hanno la mano più grande del viso?" e subito tutti a mettersi le mani in faccia. E dato che nemmeno io ho resistito alla tentazione, vi dico le mie misure: indice 9 cm, anulare 8,5 cm, e finalmente si spiegano tante cose.
Ringraziamo infinitamente questi scienziati britannici, per il loro prezioso apporto al mondo della scienza.
Solo un piccolo consiglio: scopate.

Uomini che odiano le donne

L'altro giorno, più precisamente quando ho scritto la recensione di Kung Fu Panda 2, Robb mi fa: "ma perché scrivi sempre cose negative? Non puoi scrivere cose belle, ogni tanto?" In effetti ha ragione, ma non è che non ne abbia voglia: a stroncare le cose che non mi sono piaciute mi viene proprio naturale, così, di getto, mentre a parlare delle cose che invece ho apprezzato faccio proprio fatica. E non è che tutto quello che leggo o vedo mi fa schifo, anzi. Evitando di indagare sui risvolti psicologici di tutto ciò (sento già una vocina che dice "in realtà sei uno stronzo maligno!"), anche stavolta mi ritrovo con una cosa che mi ha colpito positivamente e di cui sento l'esigenza di parlare, solo che, semplicemente, non so cosa dire. Tuttavia, voglio provare a seguire il consiglio di Robb, e per una volta ho deciso di sforzarmi.

L'altro giorno ho finito di leggere Le sei reincarnazioni di Ximen Nao di Mo Yan, un mattone di quasi ottocento pagine che mi ha tenuto impegnato quasi un mese: bellissimo. Solo che dopo questa lettura sfiancante, avevo bisogno di qualcosa che mi rilassasse un po' il cervello. Mi sono messo a spulciare un po' per casa, e spulcia di qua, spulcia di là, ecco che salta fuori Uomini che odiano le donne, primo romanzo della saga poliziesca dello svedese Stieg Larsson, che poverello ha tirato le cuoia, pace all'anima sua, e la sua saga è rimasta per forza di cose una trilogia, la Trilogia Millennium. Ho fatto un po' di mente locale: poliziesco = svago = cervello in stand-by. Perfetto. Che poi si tratta del caso letterario degli ultimi anni, con milioni di copie vendute, film svedesi già usciti e versione hollywoodiana in arrivo, e quindi diciamo che un po' di curiosità mi era venuta da un bel pezzo.

Apro una parentesi: leggo di tutto e non ho assolutamente nulla contro i casi letterari e quella che viene definita, spesso con senso dispregiativo, letteratura d'intrattenimento. Sono convinto che la lettura è prima di tutto un piacere, come qualsiasi altra cosa, senza contare che la cosiddetta Letteratura con la L grande spesso si riduce a mero esercizio di stile e di erudizione, vedi l'ultimo di Umberto Eco. In altre parole, se una cosa vale, vale, punto e basta. Peccato che non tutto vale, e certe cose sono delle tali boiate succhiasoldi, sciape e insapori che lasciamo perdere che sennò vado fuori tema.

E' così, quindi, che ho deciso che era arrivato il momento di leggere questo thriller di 600 e passa pagine. Due giorni dopo era finito.

Ah, altra parentesi, è inutile che vi dica che questo post conterrà centinaia di **SPOILER**.

Uomini che odiano le donne non è certo letteratura alta, è letteratura di intrattenimento in tutto e per tutto, ma è letteratura di intrattenimento che vale, di quella che fa il suo dovere e lo fa per bene. Voglio dire, un libro di 600 pagine che si fa leggere in due giorni in qualche modo deve valere per forza.
Adesso arriva la parte difficile: spiegare perché mi è piaciuto. Dal momento che proprio non sono capace - ho tipo un blocco - lo farò mettendo questo libro a confronto con un altra serie di thriller che è diventata caso letterario negli ultimi anni e che io ho letto solo per appurare quanto mi facesse cagare: sto parlando di Dan Brown e dei suoi Il codice Da Vinci, Angeli e demoni e basta che gli altri mi sono rifiutato.

Partiamo subito dalle trame:
Uomini che odiano le donne è ambientato in Svezia, e i protagonisti sono il giornalista economico e fuori dagli schemi Mikael Blomkvist e l'hacker Lisbeth Salander. I due si trovano a dover indagare sulla scomparsa avvenuta quarant'anni prima di Harriet Vanger, nipote prediletta del vecchio capo delle industrie Vanger. La famiglia Vanger è composta tra l'altro di pazzi svitati con passati da nazisti, tutti presenti sul luogo del fattaccio (un'isola il cui accesso alla terra ferma era bloccato per un incidente) e quindi tutti potenzialmente colpevoli. L'indagine, inizialmente intrapresa con molto scetticismo, porterà a rivelazioni scioccanti, che comprendono donne trucidate brutalmente, razzismo, antisemitismo e citazioni del Levitico (sì, proprio quel libro della Bibbia noto per essere preso alla lettera solo per quanto riguarda i gay).
La trama del Codice Da Vinci e di Angeli e Demoni è di tutt'altra pasta: nessun intrigo familiare, ma cospirazioni mondiali da parte di sette segrete e fanatici religiosi, laboratori segreti e ricerche impossibili di monili leggendari e principesse scomparse, il tutto seguendo le tracce che sono state lasciate dai più grandi artisti nel corso della storia. Qualcuno ha detto megalomania?
Uomini che odiano le donne è un'indagine su crimini efferati, con personaggi grotteschi e risvolti raccapriccianti, ma se ci pensiamo bene tratta di vicende che potrebbero benissimo capitare ai nostri giorni, cosa sottolineata dal filo conduttore di tutta la storia, ossia la violenza sulle donne, fatto, questo, evidenziato dai dati statistici disseminati all'inizio di ogni capitolo. Critica sociale, dunque: una famiglia potente, rispettabile e stimata che nasconde una facciata brutale e disumana. Critica sociale sottolineata anche dal mestiere del protagonista, un giornalista indipendente che denuncia i reati economici e attacca gli altri giornalisti, i quali non fanno altro che piegarsi al potere, e noi in Italia ne sappiamo qualcosa.
Leggere Dan Brown, invece, è come vedere uno qualsiasi dei milioni di film d'azione americani, che ok i templari, ok gli Illuminati, ok tutte le curiosità storico-artistiche, ma talmente irreali e talmente pompati da far sembrare il tutto la versione Misson Impossible del Nome della Rosa.
Anche l'elemento religioso presente nei due autori è di stampo diverso: in Dan Bronw è centrale, ed è fatto apposta per scandalizzare, fare baccano, esagerato e esasperato, come il neo-papa che organizza un eccidio e si dà fuoco in cima a San Pietro in una scena di una teatralità da blockbuster manco fosse Guerre Stellari. In Larsson, invece, il tema religioso è velato e accennato, infonde sì quel gusto esoterico e dark, ma fondamentalmente serve per sviare le indagini: l'assassino è semplicemente uno svitato, un pazzo sadico che macella le donne per piacere, come se ne sentono ogni giorno al tg, e quindi molto più spaventoso di un qualsiasi frate che si fustiga con il cilicio per eccesso di fanatismo. Perché in Dan Brown è tutto così irreale ed esagerato che anche le cose che dovrebbero far raccapriccio si livellano sull'irrealtà generale e smettono di essere temibili.

Parliamo ora dei personaggi, tema che mi sta particolarmente a cuore:
I personaggi di Dan Brown sono quanto di più piatto e stereotipato esista: il professore col fascino del secchione, la donna bella e letale, il poliziotto sospettoso, il cattivo inaspettato (che vabbè, è un giallo), ma tutti loro fondamentalmente non hanno nulla di umano. In Uomini che odiano le donne, invece, i personaggi sono tutti affascinanti e ben delineati psicologicamente, con l'apice nella figura ormai cult delll'hacker Lisbeth Salander: una sociopatica glaciale e violenta, con disturbi della personalità (secondo i giudici) e che si fa giustizia da sola (si rifiuta di avere a che fare con la polizia, anche dopo la risoluzione del caso), che va in giro traforata dai piercing e dagli aghi dei tatuatori. Una ragazza che si rifiuta di avere contatti umani, se non con Mikael Blomkvist, l'unica persona che la tratta da essere umano, senza pregiudizi e senza cercare di portarla sulla retta via. Se in Dan Brown i personaggi si dividono in buoni e in cattivi, ad eccezione del colpevole che per esigenze di trama deve essere insospettabile, in Larsson questa divisione è labile. A parte Mikael Blomkvist che ricordiamolo si fa tre mesi in galera, e a parte i Vanger che chi più chi meno hanno tutti il loro grado di stronzaggine, prendiamo Lisbeth: Lisbeth è una vittima, ha un passato e un presente dolorosi, e anche se contribuisce a stanare un killer seriale, lo fa per odio personale contro questa categoria di "uomini che odiano le donne", non per senso morale o della giustizia. E parlando di morale, è morale non aver denunciato la cosa alla polizia? E' morale la sua occupazione di hacker? E' morale aver risolto il suo problema con il tutore-stupratore legandolo e tatuandogli la frase IO SONO UN SADICO PORCO, UN VERME E UNO STUPRATORE a tutto petto?
C'è poi un'altra differenza: prendete il professor Langdon, protagonista di Dan Brown. E prendete la scena alla fine di Angeli e Demoni, quando lui si trova su un elicottero che sta per esplodere a causa dell'anti-materia, e al momento dell'apocalisse totale lui si salva usando un asciugamano che ha trovato lì per lì come paracadute e virando verso il Tevere. Un asciugamano. Un professore di storia dell'arte. Cioè, roba che nemmeno Indiana Jones. Ma quale essere umano, seppure fuori dall'ordinario, potrebbe fare mai una cosa per cui sono necessari sangue no freddo, freddissimo, e anni e anni di addestramento?
Invece le vicende in cui sono coinvolti i personaggi di Larsson sono in tutto e per tutto coerenti con le loro personalità e con le loro possibilità. Se qualcosa di straordinario c'è, è perché i personaggi sono in grado di farlo. Se Lisbeth Salander è in grado, con un computer, di infilarsi anche nel bucio di culo di mia nonna, è perché lei è sì una personalità chiusa e instabile, ma con una memoria fotografica eccezionale e forse affetta da sindrome di Asperger, una forma di autismo che porta comportamenti asociali ma anche capacità intellettive sopra la media.

Vedete quanto divento noioso quando parlo di qualcosa che mi piace?
Faccio un breve riassunto per chi non ce l'ha fatta a leggere tutto il polpettone: Dan Brown e Stieg Larsser, due autori di gialli, due saghe d'intrattenimento, la prima Tomb Raider al maschile al Louvre e al Vaticano, la seconda una storia spaventosamente sobria e comune, senza quel sensazionalismo a tutti i costi e con uno sfondo nemmeno troppo nascosto di critica sociale. E adesso semplicemente fremo per leggere gli altri due.

Prima di finirla che ci siamo rotti tutti, dico due parole sul film, per ora quello svedese che quello americano esce a dicembre. Niente di che, qualche modifica alla trama ma poco importa, l'essenziale è il risultato, discreto ma niente di memorabile. Solo una cosa: i personaggi, cavolo, i personaggi! Questo è il rischio più grande di quando si fanno queste trasposizioni, snaturare i personaggi. A parte Mikael che sembra un vecchio cretino e con la faccia butterata, ma Lisbeth! Ma chi è quella figa?? Figa e ESPRESSIVA! Non sono due piercing e un taglio emo a fare un personaggio emarginato: Lisbeth è uno scrocchiazzeppi di un metro e mezzo freddo e imperscrutabile e che non manifesta la minima emozione, che sia rabbia, dolore o piacere. Nel film invece è strafottente e sfacciata, oltre a essere troppo, troppo figa. Addirittura c'è una scena in cui (mi pare) va dal suo tutore, che sappiamo che fine fa, viene fatta sedere e dice "grazie". Grazie! Sto regista praticamente non c'ha capito un cazzo. Chissà che verrà fuori dalla versione americana. Daniel Craig nel ruolo di Mikael mi sembra decisamente più azzeccato, e anche Lisbeth visivamente rispecchia molto di più l'idea che mi ero fatto di lei. Bisogna vedere solo la realizzazione, sperando che David Fincher, che insomma non è il primo arrivato, faccia un lavoro come si deve e che non mi tiri fuori l'ennesimo Codice Da Vinci senza arte né parte che sennò stavolta ho finito ufficialmente di vedere trasposizioni americane dei romanzi di successo.

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