Caro Babbo Natale,
anche quest'anno ti scrivo una letterina con le mie richieste per i regali di Natale. Stavolta ho deciso di scriverti su questo blog, dal momento che nessuna delle lettere che ti ho mandato in Lapponia è mai stata presa in considerazione: ho pensato che l'indirizzo fosse sbagliato, oppure che non sono stato abbastanza buono (non credo), o semplicemente che si siano tutte fermate all'ufficio postale di Acilia, vista l'efficienza delle Poste Italiane. In ogni caso, quest'anno la scrivo qui e la posto anche su Facebook, quindi non ci sono scusanti.
Negli anni passati, forse, ti ho fatto richieste troppo impegnative: la pace nel mondo, il vaccino per l'Aids, l'eliminazione di Umberto Bossi, una bomba sul Vaticano... quindi questa volta voglio limitarmi a dei desideri più umili e di più facile realizzazione. Ti assicuro che sono stato buonissimo (come sempre), quindi ti prego di esaudire queste mie semplici richieste.
Per prima cosa, Babbino, vorrei tanto un netbook nuovo. So che ne ho comprato uno appena due settimane fa, ma tempo due giorni e ci ho versato sopra il caffè, per ora solo la tastiera presenta problemi (è tutta appiccicosa) ma ho paura che tra non molto ne verranno fuori altri, quindi per favore, portamene uno nuovo e non ci pensiamo più.
Insieme al netbook vorrei anche una custodia per portarlo in giro: sai com'è, finora non ho ancora avuto il coraggio di farlo uscire di casa, sbadato come sono, e anche stando dentro casa hai visto che cosa è successo. Fai una cosa, portami una scocca iperprotettiva, tipo armatura medievale, così, dovesse cadermi dal letto come è successo al vecchio portatile, almeno siamo sicuri che non si danneggia.
A proposito del vecchio portatile, quella volta che è caduto si è rotto il lettore cd: non è che potresti portarmene uno esterno? Così almeno posso sentire il cd di Robb! E portami anche un hard-disk bello capiente per salvare tutti i dati, dato che dopo la caduta il mio povero portatile non si è mai più ripreso e temo che mi abbandonerà da un momento all'altro.
Come ultima richiesta, potresti portare una bella tazza per Robb? L'altro giorno, mentre gli lavavo i piatti, ho rotto la tazza che gli aveva regalato sua sorella, e ora vorrei tanto risarcirlo con una tazza di pari valore.
Mi sembra nessuna di queste richieste sia irrealizzabile, no?
Anche se, a leggere meglio...
Fai una cosa, va', Babbo Natale, portami un cervello nuovo, che questo ormai a quanto pare è usurato e mi fa fare più danni che altro. Portami un cervello nuovo di zecca e risolviamo tutti i problemi alla radice.
Grazie Babbo!
Tuo
XieZhi
21.12.11
28.11.11
Laureato! Qualche vaffanculo
E pure questa è fatta, come disse Berlusconi durante un bunga-bunga. Questa laurea tanto sudata è presa, ci ho perso 5 anni e ho sputato tanto sangue, ma alla fine ci sono arrivato e sono entrato ufficialmente nel mondo dei disoccupati. Ma non ci voglio pensare, oggi si festeggia, se magna e se beve, e poi disoccupato de che che già ho iniziato la specialistica, della serie "famose male". Vabbè.
No, quello che volevo fare a questo punto era mandare qualche vaffanculo. Voglio dire, sulla tesi ci sono i ringraziamenti, le persone che ne meritavano di ulteriori sono state debitamente soddisfatte (anche se non è mai abbastanza), in questa sede, invece, voglio mandare a quel paese tutti quelli che mi hanno messo i bastoni tra le ruote in questi anni, e andassero tutti a morì ammazzati, il 110 e lode di oggi è tutto alla faccia vostra.
Come prima cosa, come non mandare a fanculo Li Chengjian, quel Li Chengjian per cui sono stato a un passo da accannare tutto? Se fosse stato per lui, questo giorno non sarebbe mai arrivato, e non sarei mai stato felice come lo sono oggi. Quindi, Li Chengjian, vaffanculo!
Il secondo vaffanculo è invece per tutti quei prof. e le loro materie inutili che mi hanno rallentato in questi anni, in particolare la Moretti e la sua geografia regionale di merda che non se sa quanto ho faticato per prepararla, Salsano e il suo Alfieri che io che studio cinese che cazzo me lo fai studià a fa, e uno su tutti Ratti e la sua storia del cazzo: se tu mi avessi fatto fare il tuo schifo d'esame, mi sarei laureato 6 mesi prima, stronzo! Ah, e tra parentesi, prendilo al culo ogni tanto. A lui e a tutti gli altri, vaffanculo!!
Ma il vaffanculo più grande va a Roma 3 tutta: se oggi ho preso 110 e lode lo devo solamente al bucio di culo che mi sono fatto e alle persone che mi hanno sostenuto sin dall'inizio (grazie, prof. Lombardi!). A te, Roma 3, non devo nemmeno un soldo bucato, da te non ho imparato assolutamente niente, e se fosse stato per te oggi sarei stato uno dei tanti laureati inetti di cui è piena l'Italia. Quindi un sentitissimo vaffanculo non te lo leva nessuno. Ci si rivede alla specialistica.
12.11.11
Vecchi film e nuove emozioni: Il Re Leone
Ci sono dei film che sono intramontabili e che, vuoi per il fatto che sono capolavori di per sé, vuoi per tutto il carico affettivo di cui sono impregnati, uno non si stancherebbe mai di vedere e rivedere. Ieri però, per la prima volta mi è capitato di rivedere uno di questi film al cinema, e cavoli, non mi sarei mai aspettato una tale emozione.
Sì, sto parlando de Il Re Leone, il 32° classico Disney uscito per la prima volta nel 1994, e da ieri di nuovo nelle sale italiane "arricchito" dal 3D.
Che dire?
Suppongo sia inutile che vi parli de Il Re Leone, uno dei film che ha segnato l'infanzia di tutti quelli della mia generazione. Sarà, non so, la centesima volta che lo rivedo, e ogni volta puntualmente mi commuovo, ma mai, MAI come ieri: praticamente, ero in lacrime dopo i primi 10 secondi dall'inizio. Sarà l'effetto cinema? Saranno i ricordi? Sarà che dopo 17 anni mi sono ritrovato in sala a riscoprire questo capolavoro in tutta la sua maestosità? Non saprei dire, ma sicuramente ne è valsa la pena. E' stato un piacere vedere la sala piena, con gente della mia età, nostalgici come me, e bambini che per la prima volta si divertivano e si emozionavano davanti alle vicende di Simba, Nala, Timon e Pumbaa, come è successo a me quando avevo 10 anni. Ed è stato un sollievo constatare che si trattava della versione originale, senza inutili scene aggiunte e drammatici cambi di doppiaggio. Unica pecca il 3D, che proprio non riesco a farmi piacere, ma che volete, è il prezzo da pagare per rivivere queste emozioni al giorno d'oggi.
E' un po' deprimente pensare che oggi, per riprovare queste emozioni semplici e genuine, sia necessario andare a rivedere i vecchi film, ma se questo è l'effetto, ben vengano le riedizioni. E pazienza per il 3D, ce ne faremo una ragione.
Concludo con il primo, potente poster originale: godetevelo.
Sì, sto parlando de Il Re Leone, il 32° classico Disney uscito per la prima volta nel 1994, e da ieri di nuovo nelle sale italiane "arricchito" dal 3D.
Che dire?
Suppongo sia inutile che vi parli de Il Re Leone, uno dei film che ha segnato l'infanzia di tutti quelli della mia generazione. Sarà, non so, la centesima volta che lo rivedo, e ogni volta puntualmente mi commuovo, ma mai, MAI come ieri: praticamente, ero in lacrime dopo i primi 10 secondi dall'inizio. Sarà l'effetto cinema? Saranno i ricordi? Sarà che dopo 17 anni mi sono ritrovato in sala a riscoprire questo capolavoro in tutta la sua maestosità? Non saprei dire, ma sicuramente ne è valsa la pena. E' stato un piacere vedere la sala piena, con gente della mia età, nostalgici come me, e bambini che per la prima volta si divertivano e si emozionavano davanti alle vicende di Simba, Nala, Timon e Pumbaa, come è successo a me quando avevo 10 anni. Ed è stato un sollievo constatare che si trattava della versione originale, senza inutili scene aggiunte e drammatici cambi di doppiaggio. Unica pecca il 3D, che proprio non riesco a farmi piacere, ma che volete, è il prezzo da pagare per rivivere queste emozioni al giorno d'oggi.
E' un po' deprimente pensare che oggi, per riprovare queste emozioni semplici e genuine, sia necessario andare a rivedere i vecchi film, ma se questo è l'effetto, ben vengano le riedizioni. E pazienza per il 3D, ce ne faremo una ragione.
Concludo con il primo, potente poster originale: godetevelo.
28.9.11
La guerra delle Biancanevi
In questi anni in quel di Hollywood si sta assistendo ad una nuova tendenza.
Dopo aver depredato in tutti i modi possibili il mondo dei supereroi a fumetti, con risultati a volte ottimi (Spider-man di Sam Raimi) ma il più delle volte disastrosi (qualche nome: Fantastici Quattro, Hulk, Daredevil...), ora il ricco forziere dei comics va esaurendosi, così come l'interesse delle persone, e mentre da una parte già si inizia con i reboot (il nuovo Spider-man è prossimo all'uscita nelle sale), dall'altra si cercano disperatamente nuove galline dalle uova d'oro da spennare fino all'ultima piuma.
E qual gallina più grassa dell'enorme repertorio di fiabe classiche, la maggior parte delle quali, tra l'altro, non sono nemmeno coperte dal diritto di autore?
Perché se di Pinocchio esistono qualcosa come venticinque versioni, le altre fiabe, a parte le rivisitazioni del lungimirante Walt Disney che sulle fiabe ci ha costruito un impero, sono praticamente territorio vergine nel mondo del cinema. E se c'è una cosa in cui gli americani eccellono è sverginare territori e prosciugarli fino a che non sono da buttare come strofinacci consunti.
Capostipite di questa tendenza è stato forse il Peter Pan di P.J. Hogan, uscito nel 2003, rivisitazione del racconto classico in chiave adolescenziale: praticamente, altri cinque minuti di film e Wendy e Peter finivano a letto insieme. Ma è stato l'inutile Alice in Wonderland di Tim Burton a scatenare la mania: con tutti i soldi che ha portato a casa, Hollywood si è resa conto dell'enorme potenziale delle rivisitazioni delle fiabe classiche, e così tutti a rifare le fiabe, chi in chiave dark (vedi Cappuccetto Rosso Sangue), chi in chiave avventurosa, chi in chiave moderna, e invadiamo le sale con duecento versioni della stessa fiaba prima che la gente si stufi.
Perché dovete sapere, o forse lo sapete già, che è scoppiata la guerra delle Biancanevi: ben tre film ispirati alla fiaba della principessa che per sfuggire alla matrigna si rifugia in una casetta di nani sono in procinto di uscire nelle sale di tutto il mondo.
Il primo è in cantiere in casa Disney dal 2002 e chissà se vedrà mai la luce: si tratta di The Order of the Seven, incentrato su sette spietati guerrieri dell'antica Cina. Dico, sono necessari commenti? Pare che sceneggiatore e regista siano già stati ingaggiati, ma del film non si sa ancora niente di preciso, e speriamo di continuare su questa strada.
Gli altri due film, invece, sono i veri protagonisti della guerra, uscendo praticamente in contemporanea: si tratta di Snow White di Tarsem Singh e Snow White and the Huntsman di Rupert Sanders.
Il primo racconta la storia di una fanciulla che si allea con sette nani minatori per vendicarsi della regina che ha ucciso suo padre e riprendersi il regno che le è stato sottratto. Nel ruolo di Biancaneve vedremo Lily Collins del telefilm 90210, mentre ad interpretare la regina cattiva sarà Julia Roberts. Sì, vi capisco, anch'io ho sperato fino all'ultimo che fosse solo un rumor, e invece la notizia è ufficiale.
Il secondo film, invece, vede come protagonista Kristen Stewart, la Bella di Twilight, e ora preparatevi perché non è questa la notizia più sconvolgente. Il film racconta infatti la storia di una fanciulla perseguitata dalla malvagia matrigna, invidiosa della sua bellezza. Quello che la regina non sa è che Biancaneve è stata addestrata all'arte della guerra dal cacciatore che è stato incaricato di farla fuori, e che è disposta a combattere con le unghie e con i denti per riprendersi il regno.
Ora, la domanda che io mi pongo è semplicissima: perché?
Se vuoi fare un film epico su una ragazza guerriera, che sia cinese o medievale o che so io, beh, fallo, no? Che senso ha farla passare per Biancaneve? Perché se non si era capito, possono girare anche duecento film basati su questa fiaba, ma per me la guerra delle Biancanevi è vinta in partenza: la sola, unica ed insuperabile Biancaneve cinematografica è uscita più di settanta anni fa, ed è questa qui:
26.9.11
Il Monsignor Babini torna all'attacco: Berlusconi meglio di Vendola
Sei del Pdl, sei nei guai e non sai a chi rivolgerti? Il tuo capo e i tuoi colleghi hanno la straordinaria quanto triste capacità di mettersi in ridicolo qualsiasi cosa facciano? Hai bisogno di rispalare tutta la merda di cui sei coperto sulla testa di qualcun altro, preferibilmente frocio o musulmano? Abbiamo la soluzione che fa per te! Chiama il Monsignor Babini, e lui ti darà la giusta riposta ai tuoi problemi, riportando il tuo morale alle stelle!
Ebbene sì, ancora una volta qualcuno ha sentito l'inspiegabile bisogno di conoscere il parere del Monsignor Babini, quell'82enne suonato il cui modo preferito per occupare i suoi giorni da pensionato è quello di sparare cazzate su Pontifex. Argomento di oggi, Berlusconi, Vendola e naturalmente i froci, e quanto essi siano una cosa immonda e indegna. Il Monsignore, alla domanda su cosa ne pensasse dello stile di vita di B. ha risposto così:
A parte il fatto che nessuno sano di mente può evitare di riconoscere in questa frase i segni della demenza senile, a meno che uno non neghi consapevolmente la realtà perché quello che gli interessa è avere una voce autorevole che gli dia man forte, a prescindere dal fatto che questa voce faccia dei discorsi logici o meno.
A parte questo, dicevo, io in queste parole ci vedo una chiarissima astinenza da ceppa protratta per anni. Cioè, è normale, no? Non vi capita la stessa cosa? La classica volpe che guarda l'uva.
Monsignor Babini mio, io la capisco e la compatisco, perché anche io dopo un po' che non si batte chiodo mi metto a inveire contro la razza frocia dell'universo intero, ma anche lei, a 82 anni si ricorda di queste cose? Doveva pensarci moooolto prima, e adesso guardi qui che brutta vecchiaia sta passando, e guardi poveri noi che siamo costretti a sorbirci le sue crisi da vecchia zitella vogliosa!
Ebbene sì, ancora una volta qualcuno ha sentito l'inspiegabile bisogno di conoscere il parere del Monsignor Babini, quell'82enne suonato il cui modo preferito per occupare i suoi giorni da pensionato è quello di sparare cazzate su Pontifex. Argomento di oggi, Berlusconi, Vendola e naturalmente i froci, e quanto essi siano una cosa immonda e indegna. Il Monsignore, alla domanda su cosa ne pensasse dello stile di vita di B. ha risposto così:
"Io non ne posso più della retorica inutile di Vendola. Credo, da cattolico, che la omosessualità praticata sia un peccato gravissimo e contro natura, certamente peggiore di chi va con l'altro sesso. Alla luce dei fatti, senza stilare classifiche, Vendola pecca molto di più di Berlusconi"Quindi secondo il Monsignore, è molto meno peccaminoso fare delle orge con delle prostitute minorenni e ricompensarle con cariche istituzionali che essere frocio.
A parte il fatto che nessuno sano di mente può evitare di riconoscere in questa frase i segni della demenza senile, a meno che uno non neghi consapevolmente la realtà perché quello che gli interessa è avere una voce autorevole che gli dia man forte, a prescindere dal fatto che questa voce faccia dei discorsi logici o meno.
A parte questo, dicevo, io in queste parole ci vedo una chiarissima astinenza da ceppa protratta per anni. Cioè, è normale, no? Non vi capita la stessa cosa? La classica volpe che guarda l'uva.
Monsignor Babini mio, io la capisco e la compatisco, perché anche io dopo un po' che non si batte chiodo mi metto a inveire contro la razza frocia dell'universo intero, ma anche lei, a 82 anni si ricorda di queste cose? Doveva pensarci moooolto prima, e adesso guardi qui che brutta vecchiaia sta passando, e guardi poveri noi che siamo costretti a sorbirci le sue crisi da vecchia zitella vogliosa!
Etichette:
Cazzate varie,
Chiesa,
Gay,
Notizie random,
Omofobia,
Politica
23.9.11
Notizie random arcobaleno
Eccoci tornati all'irregolare appuntamento con le notizie random, stavolta tutte dedicate al mondo lgbt, perché quello che è appena iniziato si preannuncia un autunno bollente per l'universo gay: tra promesse di outing mantenute, adolescenti suicidi e preti sieropositivi, in questi giorni una potente ondata ha travolto l'Italia (e non solo) riscuotendola dal torpore che da tanto, troppo tempo la avvolge. Si tratta di notizie di cui tutti ormai sono al corrente, ma un blog come il mio non può esimersi dal parlarne.
Iniziamo subito dalla cronaca estera. Pochi giorni dopo l'abolizione ufficiale della legge Don't ask don't tell che impediva ai militari USA (uomini e donne) di dichiarare la propria omosessualità, il quattordicenne Jamey Rodemeyer si è suicidato. Jamey, bisessuale, si era dedicato attivamente ad iniziative per combattere il bullismo contro gli omosessuali, bullismo di cui lui stesso era vittima, fino a che non ha retto e ha deciso di farla finita, lasciando un commovente ringraziamento a Lady Gaga per il suo impegno nel campo dei diritti lgbt. Come dire, un passo avanti e due indietro. L'episodio ha commosso il pianeta, e ha fatto infuriare la Germanotta, la quale ha sfoderato gli artigli e ha chiesto un colloquio con Obama per porre fine a quella che è una vera e propria piaga. La notizia si commenta da sola, non c'è bisogno di aggiungere altro. Voglio solo rivolgere una domanda al nostro Parlamento, lo stesso che poco tempo fa ha votato l'incostituzionalità di una legge contro l'omofobia: quanti ragazzi come Jamey devono morire ancora prima che voi vi rendiate conto di cosa è capace la crudeltà della gente? Quante persone hanno fatto la stessa fine di Jamey a causa della vostra ipocrisia?
E parlando di ipocrisia nel Parlamento italiano, passiamo alla prossima notizia. E' successo. E' stato annunciato da mesi, e dopo numerosi rinvii che sembravano far pensare che l'iniziativa fosse stata solo un'inconcludente minaccia, il tanto temuto outing contro i politici italiani gay e omofobi è finalmente una realtà: stamattina sul sito dell'iniziativa sono stati fatti i primi dieci nomi, senza se e senza ma, e a breve ne saranno pubblicati altri dieci (ne parla anche Repubblica).
Che dire? Non so che effetto avrà questa vera e propria bomba a mano che è stata lanciata sul mondo politico italiano. Certo, con B. di scandali ce ne sono un giorno sì e l'altro pure, e nessuno sembra troppo turbato. Ma qui si tratta di froci. Froci, tra l'altro, che per nascondersi attaccano brutalmente e sistematicamente le persone come loro. Froci responsabili della vita infernale in cui vivono i gay italiani. Non so se queste persone mi fanno più pena o più schifo. Forse tutti e due. Probabilmente nei prossimi giorni si alzerà un polverone, con un abuso di termini come diffamazione e privacy. Fanculo, dico io. Perché se uno da una parte lo prende in culo, dall'altra si para quello stesso culo grazie alle poltrone che occupa, esaltando la famiglia naturale di giorno e facendo bocchini di notte, beh, quel qualcuno è un pezzo di merda e un pavido e non merita nessun rispetto. E in amore e guerra tutto è concesso, e questo di sicuro non è il primo caso. Nel frattempo Emilio Fede, vista l'aria che tira, si dedica a dieci minuti battutine omofobe a rivolte a Vendola (cliccate il link per ascoltare). Tranquillo, Emilio, lo sappiamo che non sei gay, tu selezioni solo le puttane per il tuo capo.
Ipocrisia e omofobia fanno rima con Chiesa cattolica. Ed parliamo quindi di Don Carlo Rebagliati, intervistato in questi giorni a Mattino 5. Per dire cosa? Che i gay sono contro natura? Che Dio scaglierà fulmini e saette su tutti i culattoni? No, Don Carlo ha ammesso di essere gay e sieropositivo, e di avere confessato tutto al proprio direttore spirituale il quale gli ha detto in parole povere "tanto se sei prete non scopi comunque, fine della questione". Pare vero. Oggi Don Carlo è indagato per induzione alla prostituzione. Leggetevi l'intervista pubblicata da Repubblica, e poi ditemi: la Chiesa, che parla tanto di natura e cazzi e mazzi, ma si rende conto di quanto sia innaturale e forzata l'astinenza sessuale che impone ai preti? Se non vuole rendersene conto, amen. Ma almeno non rompesse il cazzo con chi ha scelto di non vivere una vita nella frustrazione come hanno fatto loro.
Intanto ho sentito raccontare da un amico gay di cui non rivelerò il nome (protezione delle fonti, come insegna il buon Mikael Blomkvist della trilogia Millennium) che anche nel suo paese c'era un prete gay e sieropositivo, che prima si inculava i ragazzetti e poi li accompagnava a fare il test dell'HIV.
E concludiamo con una notizia leggera, che riguarda il mondo gay da vicino. A Londra si è appena svolta l'annuale serata di beneficenza della Fondazione Raissa Gorbaciova per i bambini malati di cancro. E che c'entrano i gay? C'entrano perché alla serata ha partecipato la meravigliosa Geri Halliwell, un'icona per tutti i gay della mia generazione. E lasciatemelo dire, è sempre stata la più fica delle Spice, ma questa più si fa vecchia più è bella. Pare che Geri stia per pubblicare un nuovo album: sarà vero? Chissà, intanto godiamocela in tutto il suo splendore.
Iniziamo subito dalla cronaca estera. Pochi giorni dopo l'abolizione ufficiale della legge Don't ask don't tell che impediva ai militari USA (uomini e donne) di dichiarare la propria omosessualità, il quattordicenne Jamey Rodemeyer si è suicidato. Jamey, bisessuale, si era dedicato attivamente ad iniziative per combattere il bullismo contro gli omosessuali, bullismo di cui lui stesso era vittima, fino a che non ha retto e ha deciso di farla finita, lasciando un commovente ringraziamento a Lady Gaga per il suo impegno nel campo dei diritti lgbt. Come dire, un passo avanti e due indietro. L'episodio ha commosso il pianeta, e ha fatto infuriare la Germanotta, la quale ha sfoderato gli artigli e ha chiesto un colloquio con Obama per porre fine a quella che è una vera e propria piaga. La notizia si commenta da sola, non c'è bisogno di aggiungere altro. Voglio solo rivolgere una domanda al nostro Parlamento, lo stesso che poco tempo fa ha votato l'incostituzionalità di una legge contro l'omofobia: quanti ragazzi come Jamey devono morire ancora prima che voi vi rendiate conto di cosa è capace la crudeltà della gente? Quante persone hanno fatto la stessa fine di Jamey a causa della vostra ipocrisia?
E parlando di ipocrisia nel Parlamento italiano, passiamo alla prossima notizia. E' successo. E' stato annunciato da mesi, e dopo numerosi rinvii che sembravano far pensare che l'iniziativa fosse stata solo un'inconcludente minaccia, il tanto temuto outing contro i politici italiani gay e omofobi è finalmente una realtà: stamattina sul sito dell'iniziativa sono stati fatti i primi dieci nomi, senza se e senza ma, e a breve ne saranno pubblicati altri dieci (ne parla anche Repubblica).
Ipocrisia e omofobia fanno rima con Chiesa cattolica. Ed parliamo quindi di Don Carlo Rebagliati, intervistato in questi giorni a Mattino 5. Per dire cosa? Che i gay sono contro natura? Che Dio scaglierà fulmini e saette su tutti i culattoni? No, Don Carlo ha ammesso di essere gay e sieropositivo, e di avere confessato tutto al proprio direttore spirituale il quale gli ha detto in parole povere "tanto se sei prete non scopi comunque, fine della questione". Pare vero. Oggi Don Carlo è indagato per induzione alla prostituzione. Leggetevi l'intervista pubblicata da Repubblica, e poi ditemi: la Chiesa, che parla tanto di natura e cazzi e mazzi, ma si rende conto di quanto sia innaturale e forzata l'astinenza sessuale che impone ai preti? Se non vuole rendersene conto, amen. Ma almeno non rompesse il cazzo con chi ha scelto di non vivere una vita nella frustrazione come hanno fatto loro.
Intanto ho sentito raccontare da un amico gay di cui non rivelerò il nome (protezione delle fonti, come insegna il buon Mikael Blomkvist della trilogia Millennium) che anche nel suo paese c'era un prete gay e sieropositivo, che prima si inculava i ragazzetti e poi li accompagnava a fare il test dell'HIV.
E concludiamo con una notizia leggera, che riguarda il mondo gay da vicino. A Londra si è appena svolta l'annuale serata di beneficenza della Fondazione Raissa Gorbaciova per i bambini malati di cancro. E che c'entrano i gay? C'entrano perché alla serata ha partecipato la meravigliosa Geri Halliwell, un'icona per tutti i gay della mia generazione. E lasciatemelo dire, è sempre stata la più fica delle Spice, ma questa più si fa vecchia più è bella. Pare che Geri stia per pubblicare un nuovo album: sarà vero? Chissà, intanto godiamocela in tutto il suo splendore.
21.9.11
Serate romane: gli Oblivio al Sinister Noise
Con la chiusura del Village e il concomitante freddo pungente che è arrivato all'improvviso in questi giorni, si può dire che l'estate è ufficialmente giunta al termine, e con essa sono finiti i tempi delle birre lungo la spiaggia, delle passeggiate al chiaro di luna e dei gelati in piazzetta, mentre ricomincia la stagione delle serate chiusi nei localini, al riparo dal gelo, magari con la possibilità di assistere a qualche bel live e ascoltare della buona musica.
Eh sì, tutta questa digressione era per introdurre l'argomento del post di oggi, ossia la musica. E che musica, vi chiederete? Lady Gaga, Madonna o qualche altra frociata pop? Eh no, cari miei, stavolta parliamo di rock, perché anche se può suonare strano non si campa di solo pop, e anche se finora dai miei post non è emerso, una delle cose che adoro è rintanarmi con gli amici in un pubbetto, bere tanta birra e sentir suonare qualche bravo gruppo emergente.
Ed è proprio di un gruppo emergente che stavolta voglio parlare: si tratta degli Oblivio, band romana che ieri sera si è esibita al Sinister Noise, quel covo di metallari di fronte a Dolce Notte, per presentare il suo nuovo EP, The Distant Shoreline (acquistabile anche su iTunes).
Gli Oblivio, che già hanno pubblicato altri dischi con la precedente formazione, e che a quanto pare hanno già un nutrito gruppo di fedelissimi (gli iscritti alla pagina di Facebook sono già 914, non male, no?) per l'occasione, oltre ai brani dell'EP (belle la title track e Dedica, a quanto pare il cavallo di battaglia della band), hanno presentato una manciata di nuove canzoni che faranno parte di un altro EP di prossima pubblicazione, e si spera anche dell'album.
Sono sempre stato convinto del fatto che gruppi come gli Oblivio, formati da giovani che mettono passione in quello che fanno, siano sempre da incoraggiare, a maggior ragione se sono bravi. E gli Oblivio caspita se sono bravi. Ora, io di musica non ci capisco niente, mi piace ascoltarla dal vivo, ma non ne so niente di strumenti, acustica, riff, mixer e tutte queste cose tecniche che piacciono tanto agli appassionati del genere. Tuttavia, se dei musicisti sono bravi si sente anche se non ci capisci una sega. E gli Oblivio, ripeto, sono bravi, le loro canzoni ti avvolgono e ti trasportano, fino a riempirti. E il cantante? Ne vogliamo parlare? Uno sguardo magnetico che ti rapisce e una voce calda e potente, di quelle che si infilano nelle viscere e le fanno vibrare (peccato solo che l'acustica di merda del locale non gli rendeva per niente giustizia).
Insomma, con la bella esibizione di ieri, la stagione invernale dei pub è stata inaugurata proprio nel migliore dei modi.
Chi si è incuriosito, può iscriversi alla loro pagina di Facebook, dalla quale è possibile scaricare gratuitamente alcuni pezzi e qualche demo, oppure può visitare il loro sito ufficiale. E se vi piacciono, spendeteli sti due euro per comprarvi l'EP, che i ragazzi i soldi li cacciano di tasca propria, e meritano che i loro sforzi e i loro sacrifici vadano premiati.
Che poi, tanto per concludere, il cantante è un gran fico e beato a chi se lo scopa. Anzi facciamo così, che nessuno si azzardi a mettergli gli occhi addosso che lo sfonno!
Eh sì, tutta questa digressione era per introdurre l'argomento del post di oggi, ossia la musica. E che musica, vi chiederete? Lady Gaga, Madonna o qualche altra frociata pop? Eh no, cari miei, stavolta parliamo di rock, perché anche se può suonare strano non si campa di solo pop, e anche se finora dai miei post non è emerso, una delle cose che adoro è rintanarmi con gli amici in un pubbetto, bere tanta birra e sentir suonare qualche bravo gruppo emergente.
Ed è proprio di un gruppo emergente che stavolta voglio parlare: si tratta degli Oblivio, band romana che ieri sera si è esibita al Sinister Noise, quel covo di metallari di fronte a Dolce Notte, per presentare il suo nuovo EP, The Distant Shoreline (acquistabile anche su iTunes).
Gli Oblivio, che già hanno pubblicato altri dischi con la precedente formazione, e che a quanto pare hanno già un nutrito gruppo di fedelissimi (gli iscritti alla pagina di Facebook sono già 914, non male, no?) per l'occasione, oltre ai brani dell'EP (belle la title track e Dedica, a quanto pare il cavallo di battaglia della band), hanno presentato una manciata di nuove canzoni che faranno parte di un altro EP di prossima pubblicazione, e si spera anche dell'album.
Sono sempre stato convinto del fatto che gruppi come gli Oblivio, formati da giovani che mettono passione in quello che fanno, siano sempre da incoraggiare, a maggior ragione se sono bravi. E gli Oblivio caspita se sono bravi. Ora, io di musica non ci capisco niente, mi piace ascoltarla dal vivo, ma non ne so niente di strumenti, acustica, riff, mixer e tutte queste cose tecniche che piacciono tanto agli appassionati del genere. Tuttavia, se dei musicisti sono bravi si sente anche se non ci capisci una sega. E gli Oblivio, ripeto, sono bravi, le loro canzoni ti avvolgono e ti trasportano, fino a riempirti. E il cantante? Ne vogliamo parlare? Uno sguardo magnetico che ti rapisce e una voce calda e potente, di quelle che si infilano nelle viscere e le fanno vibrare (peccato solo che l'acustica di merda del locale non gli rendeva per niente giustizia).
Insomma, con la bella esibizione di ieri, la stagione invernale dei pub è stata inaugurata proprio nel migliore dei modi.
Chi si è incuriosito, può iscriversi alla loro pagina di Facebook, dalla quale è possibile scaricare gratuitamente alcuni pezzi e qualche demo, oppure può visitare il loro sito ufficiale. E se vi piacciono, spendeteli sti due euro per comprarvi l'EP, che i ragazzi i soldi li cacciano di tasca propria, e meritano che i loro sforzi e i loro sacrifici vadano premiati.
Che poi, tanto per concludere, il cantante è un gran fico e beato a chi se lo scopa. Anzi facciamo così, che nessuno si azzardi a mettergli gli occhi addosso che lo sfonno!
13.9.11
Nuova denuncia contro il Papa all'Aja
Non bastano tutte le rogne degli ultimi tempi, tra Facebook che richiede a gran voce l'abolizione di tutti i privilegi economici e fiscali del Vaticano, i politici che fanno sempre più fatica a far credere alla gente che l'Italia sia un paese cattolico, e tutti quei frociacci maledetti che spuntano fuori come funghi che come cazzo fanno a riprodursi non si sa, germinazione spontanea, e che ormai sono incontenibili, non è più possibile chiuderli tutti nei conventi come si faceva una volta. Già tutto questo sarebbe sufficiente a far perdere il sonno a un santo, figuriamoci a Ratzinger e ai suoi paggetti, ci mancava pure un'altra denuncia per crimini contro l'umanità! Chissà com'è che erano riusciti a far passare in sordina quella precedente, che ecco qualche sconsiderato senza ritegno ci riprova!
Stavolta ad avanzare la denuncia è la Snap (Survivors network of those abused by priests, rete dei sopravvissuti agli abusi dei preti), che oltre ad accusare Ratzinger tira in ballo anche i cardinali Tarcisio Bertone e Angelo Sodano. Il reato (comprovato) è quello di copertura delle violenze commesse dai prelati contro i minori, attribuendo al Papa la diretta responsabilità, per aver fatto sì che tali crimini venissero messi a tacere e rimanessero impunti. La Snap lancerà un tour in Europa per sensibilizzare le persone e illustrare i capi d'accusa.
Snap, Snap, ma che non lo sai che morto un Papa se ne fa un altro? L'unica soluzione veramente efficace al problema sarebbe scardinare dalle fondamenta tutto il potere del Vaticano e della Chiesa cattolica. Come? Per esempio iniziando a non mandare i bambini in chiesa e al catechismo. E' vero che i pedofili non stanno solo in chiesa, ma almeno riduciamo di una bella percentuale le probabilità che i nostri figli incappino in qualche situazione spiacevole. Anche se per fare le cose fatte per bene dovreste evitare di battezzarli e già che ci siete sbattezzarvi anche voi. Che poi sta cosa dei figli la scrivo in un blog per froci, in un paese in cui i froci già è tanto che non li mettono al rogo, figuriamoci avere dei figli, e allora è tutto un cazzo che parlo...
UPDATE: caspita, stavolta la cosa sembra seria! Tutti i giornali ne parlano (è uscito anche un interessante intervento del vaticanista Marco Ansaldo su Repubblica) e già sono arrivate le prime reazioni da parte di diversi cardinali, a cui evidentemente hanno iniziato a tremare le gambe da sotto le sottane. In effetti se la denuncia dovesse essere accolta, sarebbe una bella botta! Daje Ratzi, tranquillo che tanto lo sai che il tuo Dio sarà distratto ma per voi ha sempre un occhio di riguardo: scommettiamo che le chiappe te le salva pure stavolta?
12.9.11
Madonna schifa Berlusconi...
... e io la adoro più che mai.
In un'intervista rilasciata ad Oggi durante la sua permanenza a Venezia, la diva delle dive ha dichiarato con malcelata nonchalance: "Cosa penso di Berlusconi? Non vorrei parlarne adesso. Ma il settimanale inglese Economist ha già detto tutto, no?"
E cosa ha detto esattamente l'Economist? Tra le tante cose, ha detto questo:
In un'intervista rilasciata ad Oggi durante la sua permanenza a Venezia, la diva delle dive ha dichiarato con malcelata nonchalance: "Cosa penso di Berlusconi? Non vorrei parlarne adesso. Ma il settimanale inglese Economist ha già detto tutto, no?"
E cosa ha detto esattamente l'Economist? Tra le tante cose, ha detto questo:
Non voglio parlare dell'immagine che hanno gli stranieri di quest'uomo e del paese che sta rovinando. Non voglio nemmeno parlare della ridicola reazione di Daniela Santanchè, che perde sempre ogni buona occasione per tapparsi la bocca, che accusa Madonna di offendere gli italiani augurandole di guardarsi il suo film da sola, e che dimostra ancora una volta quanto a questo governo ancora sfugga ancora lo sgradevole particolare che essere stati eletti democraticamente non significa acquisire sovranità indiscussa ed essere esente da critiche, soprattutto considerato che merde secche come lei e il suo padrone stanno mandando il paese a puttante (che poi l'onorevole si dispiace per il fatto che Madonna critichi così il governo, dal momento che ha origini italiane. Che c'è da dispiacersi? Forse che l'onorevole Santanchè abbia voluto sottintendere che gli italiani non possono criticare Berlusconi?).
No, non voglio parlare di tutto questo.
Quello che voglio dire è che Madonna è la mia regina, che sarò eternamente al suo più umile servizio e che la mia devozione per lei è tale che le darei in pasto i miei coglioni, se solo me lo chiedesse.
10.9.11
La sagra dell'ipocrisia
Qualche giorno fa Giancarlo Lehner affermava che i rapporti gay tra uomini sono violenti per natura e basati sulla sopraffazione, e non possono essere per nulla paragonati ai rapporti etero, caratterizzati invece dal desiderio di dare affetto.
Ieri sera, a Roma, una ragazza di 24 anni è morta praticamente impiccata, un'altra di 23 anni è in gravi condizioni. Le due ragazze, romane, stavano partecipando insieme ad altri romani ad un gioco erotico, ispirato all'arte della legatura giapponese, Kinbaku, basata sulla stimolazione di punti anatomici attraverso un complicato intreccio di nodi.
E' questa la dimostrazione della dolcezza e della purezza dei rapporti etero di cui parla Lehner. Sono questi l'affetto e l'amore che possono garantire solo le relazioni tra un uomo e una donna. E' questo il rispetto per l'altra persona di cui i perversi e violenti rapporti gay sono del tutto privi. Sono questi i rapporti sani, naturali, quelli che non spaventano e non turbano, e che fanno dormire sonni tranquilli a bambini e genitori.
Sono questi gli esempi da trasmettere e da diffondere, non come quegli sfacciati telefilm tedeschi che osano mostrare matrimoni gay e che quindi sono da censurare, per preservare il candore dei fragili spettatori italiani, né come lo scandaloso libro per bambini di Altan, Piccolo Uovo, che qualcuno osa introdurre negli asili.
Le perversioni, le violenze, i soprusi esistono, tra gli etero come tra i gay, e anche solo scrivere una frase del genere mi sembra banale, tanto è scontata. Ma l'italiano cattolico è chiamato a rimuoverli, cancellarli dalla coscienza nel primo caso, ad erigerle a paradigma delle dinamiche dei rapporti nel secondo caso. Il buon italiano deve essere cieco di fronte alla realtà, deve essere bravo a dimenticare ciò che è scomodo, ed è chiamato, se necessario, ad essere sfacciato e ipocrita, negando l'evidenza e inventando accuse. La famiglia uomo-donna è l'unica accettata da Dio e tutelata dallo Stato, e quindi è l'unica buona e giusta, scientificamente, moralmente, istituzionalmente. Se ci sono dei casi di perversione, sono, appunto, perversioni. Le relazioni uomo-uomo o donna-donna sono abiette, immorali, contro natura. La perversione è la regola. L'amore, l'affetto, i sentimenti, quelli sono dettagli da rimuovere, prove da sotterrare per non contraddire la versione ufficiale delle cose. Come per il telefilm tedesco, come per Piccolo Uovo.
Ieri sera, a Roma, una ragazza di 24 anni è morta praticamente impiccata, un'altra di 23 anni è in gravi condizioni. Le due ragazze, romane, stavano partecipando insieme ad altri romani ad un gioco erotico, ispirato all'arte della legatura giapponese, Kinbaku, basata sulla stimolazione di punti anatomici attraverso un complicato intreccio di nodi.
E' questa la dimostrazione della dolcezza e della purezza dei rapporti etero di cui parla Lehner. Sono questi l'affetto e l'amore che possono garantire solo le relazioni tra un uomo e una donna. E' questo il rispetto per l'altra persona di cui i perversi e violenti rapporti gay sono del tutto privi. Sono questi i rapporti sani, naturali, quelli che non spaventano e non turbano, e che fanno dormire sonni tranquilli a bambini e genitori.
Sono questi gli esempi da trasmettere e da diffondere, non come quegli sfacciati telefilm tedeschi che osano mostrare matrimoni gay e che quindi sono da censurare, per preservare il candore dei fragili spettatori italiani, né come lo scandaloso libro per bambini di Altan, Piccolo Uovo, che qualcuno osa introdurre negli asili.
Le perversioni, le violenze, i soprusi esistono, tra gli etero come tra i gay, e anche solo scrivere una frase del genere mi sembra banale, tanto è scontata. Ma l'italiano cattolico è chiamato a rimuoverli, cancellarli dalla coscienza nel primo caso, ad erigerle a paradigma delle dinamiche dei rapporti nel secondo caso. Il buon italiano deve essere cieco di fronte alla realtà, deve essere bravo a dimenticare ciò che è scomodo, ed è chiamato, se necessario, ad essere sfacciato e ipocrita, negando l'evidenza e inventando accuse. La famiglia uomo-donna è l'unica accettata da Dio e tutelata dallo Stato, e quindi è l'unica buona e giusta, scientificamente, moralmente, istituzionalmente. Se ci sono dei casi di perversione, sono, appunto, perversioni. Le relazioni uomo-uomo o donna-donna sono abiette, immorali, contro natura. La perversione è la regola. L'amore, l'affetto, i sentimenti, quelli sono dettagli da rimuovere, prove da sotterrare per non contraddire la versione ufficiale delle cose. Come per il telefilm tedesco, come per Piccolo Uovo.
7.9.11
Virilità e misure: la parola agli scienziati
Dopo il polpettone cosmico dello scorso post, ci vuole proprio un bel post cazzeggione di quelli fatti come si deve. E quale argomento migliore se non il dilemma che attanaglia il maschio umano dalla notte dei tempi, ossia quello della relazione tra virilità e misure?
Quante volte avete sentito dire la frase "le misure non contano"? Boiate, le misure contano eccome, una recente ricerca condotta da un gruppo di scienziati britannici e pubblicata oggi su Repubblica parla chiaro: più ce l'hai lungo e più sei maschio. In altre parole, è stato provato attraverso il più ampio studio in materia che la lunghezza è direttamente collegata al livello di testosterone di una persona.
Avete capito di cosa stiamo parlando? Sì? Lo sapevo, subito a pensar male, porchi!
Sto parlando dell'ANULARE!
Questi scienziati, evidentemente tutti single e senza nessun altro modo di occupare loro il tempo, hanno notato che gli uomini tendono ad avere l'anulare più lungo dell'indice, le donne il contrario (o per lo meno, ce l'hanno uguali), così si sono messi a misurare l'indice e l'anulare di un numero indeterminato di uomini e donne e sono giunti a risultati del tutto inaspettati: innanzitutto, gli uomini con l'indice più corto sono più dominanti e aggressivi, rimorchiano di più e hanno più successi economici, mentre quelli con l'indice più lungo sono in genere più dolci e remissivi. Per quanto riguarda le donne, invece, quelle con l'anulare più lungo hanno più successo nello sport e sono più competitive. Lo stesso vale per i bambini: quelli con l'anulare più lungo dell'indice sono più portati per le materie scientifiche. La scoperta potrebbe anche permettere di prevedere malattie come il tumore alla prostata, a cui sarebbero più soggetti quelli con l'anularone.
Sembra proprio quindi che a contare sia sì la lunghezza, ma non quella lunghezza lì come tutti abbiamo sempre erroneamente pensato, bensì la lunghezza dell'anulare: ci avreste mai creduto voi? Già vi vedo tutti con il centimetro in mano, come quella barzelletta che fa "lo sai che gli handicappati hanno la mano più grande del viso?" e subito tutti a mettersi le mani in faccia. E dato che nemmeno io ho resistito alla tentazione, vi dico le mie misure: indice 9 cm, anulare 8,5 cm, e finalmente si spiegano tante cose.
Ringraziamo infinitamente questi scienziati britannici, per il loro prezioso apporto al mondo della scienza.
Solo un piccolo consiglio: scopate.
Quante volte avete sentito dire la frase "le misure non contano"? Boiate, le misure contano eccome, una recente ricerca condotta da un gruppo di scienziati britannici e pubblicata oggi su Repubblica parla chiaro: più ce l'hai lungo e più sei maschio. In altre parole, è stato provato attraverso il più ampio studio in materia che la lunghezza è direttamente collegata al livello di testosterone di una persona.
Avete capito di cosa stiamo parlando? Sì? Lo sapevo, subito a pensar male, porchi!
Sto parlando dell'ANULARE!
Sembra proprio quindi che a contare sia sì la lunghezza, ma non quella lunghezza lì come tutti abbiamo sempre erroneamente pensato, bensì la lunghezza dell'anulare: ci avreste mai creduto voi? Già vi vedo tutti con il centimetro in mano, come quella barzelletta che fa "lo sai che gli handicappati hanno la mano più grande del viso?" e subito tutti a mettersi le mani in faccia. E dato che nemmeno io ho resistito alla tentazione, vi dico le mie misure: indice 9 cm, anulare 8,5 cm, e finalmente si spiegano tante cose.
Ringraziamo infinitamente questi scienziati britannici, per il loro prezioso apporto al mondo della scienza.
Solo un piccolo consiglio: scopate.
Uomini che odiano le donne
L'altro giorno ho finito di leggere Le sei reincarnazioni di Ximen Nao di Mo Yan, un mattone di quasi ottocento pagine che mi ha tenuto impegnato quasi un mese: bellissimo. Solo che dopo questa lettura sfiancante, avevo bisogno di qualcosa che mi rilassasse un po' il cervello. Mi sono messo a spulciare un po' per casa, e spulcia di qua, spulcia di là, ecco che salta fuori Uomini che odiano le donne, primo romanzo della saga poliziesca dello svedese Stieg Larsson, che poverello ha tirato le cuoia, pace all'anima sua, e la sua saga è rimasta per forza di cose una trilogia, la Trilogia Millennium. Ho fatto un po' di mente locale: poliziesco = svago = cervello in stand-by. Perfetto. Che poi si tratta del caso letterario degli ultimi anni, con milioni di copie vendute, film svedesi già usciti e versione hollywoodiana in arrivo, e quindi diciamo che un po' di curiosità mi era venuta da un bel pezzo.
Apro una parentesi: leggo di tutto e non ho assolutamente nulla contro i casi letterari e quella che viene definita, spesso con senso dispregiativo, letteratura d'intrattenimento. Sono convinto che la lettura è prima di tutto un piacere, come qualsiasi altra cosa, senza contare che la cosiddetta Letteratura con la L grande spesso si riduce a mero esercizio di stile e di erudizione, vedi l'ultimo di Umberto Eco. In altre parole, se una cosa vale, vale, punto e basta. Peccato che non tutto vale, e certe cose sono delle tali boiate succhiasoldi, sciape e insapori che lasciamo perdere che sennò vado fuori tema.
E' così, quindi, che ho deciso che era arrivato il momento di leggere questo thriller di 600 e passa pagine. Due giorni dopo era finito.
Ah, altra parentesi, è inutile che vi dica che questo post conterrà centinaia di **SPOILER**.
Uomini che odiano le donne non è certo letteratura alta, è letteratura di intrattenimento in tutto e per tutto, ma è letteratura di intrattenimento che vale, di quella che fa il suo dovere e lo fa per bene. Voglio dire, un libro di 600 pagine che si fa leggere in due giorni in qualche modo deve valere per forza.
Adesso arriva la parte difficile: spiegare perché mi è piaciuto. Dal momento che proprio non sono capace - ho tipo un blocco - lo farò mettendo questo libro a confronto con un altra serie di thriller che è diventata caso letterario negli ultimi anni e che io ho letto solo per appurare quanto mi facesse cagare: sto parlando di Dan Brown e dei suoi Il codice Da Vinci, Angeli e demoni e basta che gli altri mi sono rifiutato.
Partiamo subito dalle trame:
Uomini che odiano le donne è ambientato in Svezia, e i protagonisti sono il giornalista economico e fuori dagli schemi Mikael Blomkvist e l'hacker Lisbeth Salander. I due si trovano a dover indagare sulla scomparsa avvenuta quarant'anni prima di Harriet Vanger, nipote prediletta del vecchio capo delle industrie Vanger. La famiglia Vanger è composta tra l'altro di pazzi svitati con passati da nazisti, tutti presenti sul luogo del fattaccio (un'isola il cui accesso alla terra ferma era bloccato per un incidente) e quindi tutti potenzialmente colpevoli. L'indagine, inizialmente intrapresa con molto scetticismo, porterà a rivelazioni scioccanti, che comprendono donne trucidate brutalmente, razzismo, antisemitismo e citazioni del Levitico (sì, proprio quel libro della Bibbia noto per essere preso alla lettera solo per quanto riguarda i gay).
La trama del Codice Da Vinci e di Angeli e Demoni è di tutt'altra pasta: nessun intrigo familiare, ma cospirazioni mondiali da parte di sette segrete e fanatici religiosi, laboratori segreti e ricerche impossibili di monili leggendari e principesse scomparse, il tutto seguendo le tracce che sono state lasciate dai più grandi artisti nel corso della storia. Qualcuno ha detto megalomania?
Uomini che odiano le donne è un'indagine su crimini efferati, con personaggi grotteschi e risvolti raccapriccianti, ma se ci pensiamo bene tratta di vicende che potrebbero benissimo capitare ai nostri giorni, cosa sottolineata dal filo conduttore di tutta la storia, ossia la violenza sulle donne, fatto, questo, evidenziato dai dati statistici disseminati all'inizio di ogni capitolo. Critica sociale, dunque: una famiglia potente, rispettabile e stimata che nasconde una facciata brutale e disumana. Critica sociale sottolineata anche dal mestiere del protagonista, un giornalista indipendente che denuncia i reati economici e attacca gli altri giornalisti, i quali non fanno altro che piegarsi al potere, e noi in Italia ne sappiamo qualcosa.
Leggere Dan Brown, invece, è come vedere uno qualsiasi dei milioni di film d'azione americani, che ok i templari, ok gli Illuminati, ok tutte le curiosità storico-artistiche, ma talmente irreali e talmente pompati da far sembrare il tutto la versione Misson Impossible del Nome della Rosa.
Anche l'elemento religioso presente nei due autori è di stampo diverso: in Dan Bronw è centrale, ed è fatto apposta per scandalizzare, fare baccano, esagerato e esasperato, come il neo-papa che organizza un eccidio e si dà fuoco in cima a San Pietro in una scena di una teatralità da blockbuster manco fosse Guerre Stellari. In Larsson, invece, il tema religioso è velato e accennato, infonde sì quel gusto esoterico e dark, ma fondamentalmente serve per sviare le indagini: l'assassino è semplicemente uno svitato, un pazzo sadico che macella le donne per piacere, come se ne sentono ogni giorno al tg, e quindi molto più spaventoso di un qualsiasi frate che si fustiga con il cilicio per eccesso di fanatismo. Perché in Dan Brown è tutto così irreale ed esagerato che anche le cose che dovrebbero far raccapriccio si livellano sull'irrealtà generale e smettono di essere temibili.
Parliamo ora dei personaggi, tema che mi sta particolarmente a cuore:
I personaggi di Dan Brown sono quanto di più piatto e stereotipato esista: il professore col fascino del secchione, la donna bella e letale, il poliziotto sospettoso, il cattivo inaspettato (che vabbè, è un giallo), ma tutti loro fondamentalmente non hanno nulla di umano. In Uomini che odiano le donne, invece, i personaggi sono tutti affascinanti e ben delineati psicologicamente, con l'apice nella figura ormai cult delll'hacker Lisbeth Salander: una sociopatica glaciale e violenta, con disturbi della personalità (secondo i giudici) e che si fa giustizia da sola (si rifiuta di avere a che fare con la polizia, anche dopo la risoluzione del caso), che va in giro traforata dai piercing e dagli aghi dei tatuatori. Una ragazza che si rifiuta di avere contatti umani, se non con Mikael Blomkvist, l'unica persona che la tratta da essere umano, senza pregiudizi e senza cercare di portarla sulla retta via. Se in Dan Brown i personaggi si dividono in buoni e in cattivi, ad eccezione del colpevole che per esigenze di trama deve essere insospettabile, in Larsson questa divisione è labile. A parte Mikael Blomkvist che ricordiamolo si fa tre mesi in galera, e a parte i Vanger che chi più chi meno hanno tutti il loro grado di stronzaggine, prendiamo Lisbeth: Lisbeth è una vittima, ha un passato e un presente dolorosi, e anche se contribuisce a stanare un killer seriale, lo fa per odio personale contro questa categoria di "uomini che odiano le donne", non per senso morale o della giustizia. E parlando di morale, è morale non aver denunciato la cosa alla polizia? E' morale la sua occupazione di hacker? E' morale aver risolto il suo problema con il tutore-stupratore legandolo e tatuandogli la frase IO SONO UN SADICO PORCO, UN VERME E UNO STUPRATORE a tutto petto?
C'è poi un'altra differenza: prendete il professor Langdon, protagonista di Dan Brown. E prendete la scena alla fine di Angeli e Demoni, quando lui si trova su un elicottero che sta per esplodere a causa dell'anti-materia, e al momento dell'apocalisse totale lui si salva usando un asciugamano che ha trovato lì per lì come paracadute e virando verso il Tevere. Un asciugamano. Un professore di storia dell'arte. Cioè, roba che nemmeno Indiana Jones. Ma quale essere umano, seppure fuori dall'ordinario, potrebbe fare mai una cosa per cui sono necessari sangue no freddo, freddissimo, e anni e anni di addestramento?
Invece le vicende in cui sono coinvolti i personaggi di Larsson sono in tutto e per tutto coerenti con le loro personalità e con le loro possibilità. Se qualcosa di straordinario c'è, è perché i personaggi sono in grado di farlo. Se Lisbeth Salander è in grado, con un computer, di infilarsi anche nel bucio di culo di mia nonna, è perché lei è sì una personalità chiusa e instabile, ma con una memoria fotografica eccezionale e forse affetta da sindrome di Asperger, una forma di autismo che porta comportamenti asociali ma anche capacità intellettive sopra la media.
Vedete quanto divento noioso quando parlo di qualcosa che mi piace?
Faccio un breve riassunto per chi non ce l'ha fatta a leggere tutto il polpettone: Dan Brown e Stieg Larsser, due autori di gialli, due saghe d'intrattenimento, la prima Tomb Raider al maschile al Louvre e al Vaticano, la seconda una storia spaventosamente sobria e comune, senza quel sensazionalismo a tutti i costi e con uno sfondo nemmeno troppo nascosto di critica sociale. E adesso semplicemente fremo per leggere gli altri due.
Prima di finirla che ci siamo rotti tutti, dico due parole sul film, per ora quello svedese che quello americano esce a dicembre. Niente di che, qualche modifica alla trama ma poco importa, l'essenziale è il risultato, discreto ma niente di memorabile. Solo una cosa: i personaggi, cavolo, i personaggi! Questo è il rischio più grande di quando si fanno queste trasposizioni, snaturare i personaggi. A parte Mikael che sembra un vecchio cretino e con la faccia butterata, ma Lisbeth! Ma chi è quella figa?? Figa e ESPRESSIVA! Non sono due piercing e un taglio emo a fare un personaggio emarginato: Lisbeth è uno scrocchiazzeppi di un metro e mezzo freddo e imperscrutabile e che non manifesta la minima emozione, che sia rabbia, dolore o piacere. Nel film invece è strafottente e sfacciata, oltre a essere troppo, troppo figa. Addirittura c'è una scena in cui (mi pare) va dal suo tutore, che sappiamo che fine fa, viene fatta sedere e dice "grazie". Grazie! Sto regista praticamente non c'ha capito un cazzo. Chissà che verrà fuori dalla versione americana. Daniel Craig nel ruolo di Mikael mi sembra decisamente più azzeccato, e anche Lisbeth visivamente rispecchia molto di più l'idea che mi ero fatto di lei. Bisogna vedere solo la realizzazione, sperando che David Fincher, che insomma non è il primo arrivato, faccia un lavoro come si deve e che non mi tiri fuori l'ennesimo Codice Da Vinci senza arte né parte che sennò stavolta ho finito ufficialmente di vedere trasposizioni americane dei romanzi di successo.
Etichette:
Cinema,
Libri,
Recensioni,
Trilogia Millennium
29.8.11
I mostri di Bomarzo
Insomma, dicevamo, i mostri: certo che quelli di un tempo erano veramente poco spaventosi, imbattersi in un qualsiasi abitante di Acilia incute molto più terrore, ma immedesimiamoci nell'atmosfera del tempo e andiamo a vedere uno per uno i mostri più impressionanti e con la storia più misteriosa e interessante.
Il gigante:
Statua monumentale che rappresenta due figure maschili avvinghiate in una posa improbabile. Molti studiosi si chiedono ancora chi rappresentino, c'è chi dice che si tratti di Ercole che squarta Caco, chi invece ci vede Orlando furioso che si libera dell'armatura per smembrare un contadino di passaggio, chi invece semplicemente ci vede una coppia omo con una sfrenata fantasia.
Le sirene:
Le spaventose creature mitologiche metà donne e metà pesce, antenate dei moderni trans, mirabolanti donne con il pesce e temibili ammaliatrici di uomini sprovveduti al pari delle loro ave. Dopo che il parco fu riportato alla luce, si è scoperto che le sirene erano delle amatrici fenomenali, in grado di fare delle spaccate che garantivano il massimo del godimento.
I mostri Robb e XieZhi:
Gli unici mostri viventi del parco, gli scienziati stanno ancora cercando di comprendere la loro natura e la loro origine, ma sono talmente sfuggenti che non è stato possibile giungere a nessuna conclusione, un po' come lo Yeti. Sono forse i mostri più spaventosi del parco: da secoli si nascondono negli anfratti, tra la vegetazione e dietro i monumenti, facendo cose sconce e spaventando i bambini che malauguratamente si imbattono in loro. Di seguito, ecco le foto dei loro rari avvistamenti:
Il drago che prende a pizze un cane:
Altro grande mistero del Sacro Bosco: quale affronto avrà mai subito il drago per essere così infuriato da malmenare il povero cane? Notare l'espressione allucinata del drago, con gli occhi fuori dalle orbite e le fauci spalancate che pare che voglia staccargli la testa a mozzichi, al cane. C'è chi azzarda che il motivo del loro litigio sia dovuto ad una contesa per una notte di fuoco con i mostri Robb e XieZhi.
La casa pendente:
Il nome dice già tutto. Entrando all'interno si prova una singolare sensazione di disorientamento e perdita dell'equilibrio. Nella rarissima foto sottostante si possono notare i mostri Robb e XieZhi affacciati alla finestra, forse a fumare una sigaretta in seguito ad un amplesso. Pare che la casa sia il loro rifugio nei giorni piovosi, ma è ancora da verificare.
L'orco:
Spaventoso volto di un mostro con la bocca spalancata che sembra l'antro dell'inferno. In realtà, come si può vedere dalla foto scattata per caso da un visitatore, si tratta di uno dei rifugi dei mostri Robb e XieZhi. Il visitatore che ha scattato la foto ha affermato di aver sentito in seguito gemiti e latrati da far venire la pelle d'oca provenienti dall'interno dell'orco.
Queste sono solo alcune delle meraviglie che popolano il Sacro Bosco, che oggi è meta di visitatori provenienti da tutto il mondo, soprattutto gay, perché se in un giorno ho beccato almeno due coppie omo oltre a me e a Robb, o è una coincidenza, o Bomarzo è il paese più friendly d'Italia e io non lo sapevo. Che poi, con tutte quelle statue di orsi, e con la didascalia della mappa del parco che dice "un labirinto di simboli dove dame e paladini potessero andare in cerca di ciò che più desiderassero e vagare fino a smarrirsi", a pensarci meglio, la cosa non mi stupisce più di tanto...
28.8.11
Rapporti gay: parla l'esperto
"I rapporti tra maschi sono più violenti, veramente crudi. Credo che quella che la Bibbia definisce come sodomia difficilmente può essere amorevole nelle intenzioni, ma certamente è sempre un'azione tecnicamente violenta. Il più forte, il più adulto, il più importante abusa del più debole. Nel rapporto con una donna, anche con una prostituta, non c'è solo sesso e possesso, ma anche la volontà di dare affetto. Non è un caso che un cliente abituale di prostitute tendenzialmente torni dalla stessa. Quando un uomo possiede un altro uomo l'atto è più violento rispetto a un uomo che possiede una donna."
Parole di Giancarlo Lehner, PdL, la stessa anima pia che aveva proposto la castrazione chimica per gli immigrati clandestini.
Ora, ci possono essere solo tre motivi per cui una persona può dire una cosa del genere:
1. Per evidenza scientifica: ha osservato con perizia e accuratezza l'accoppiamento dei gay (maschi, perché Lehner delle lesbiche non parla...) del pianeta, raccogliendo dati e prove inconfutabili e giungendo a queste conclusioni.
2. Per odio: è una persona malvagia che parla sapendo di dire bugie e cattiverie e di ferire l'orgoglio e la dignità di milioni di persone.
2. Per odio: è una persona malvagia che parla sapendo di dire bugie e cattiverie e di ferire l'orgoglio e la dignità di milioni di persone.
3. Per esperienza personale: l'ha preso al culo solo da persone violente.
Non so quale sia il caso del signor Lehner, anche se escluderei sicuramente il primo.
Mi chiedo solo per quanto io debba ancora sentire tutti i giorni simili vaneggiamenti da parte di gente capace solo ad aprire bocca e sputare merda, e quanto tempo dovrà passare prima che qualcuno prenda una posizione seria ed ufficiale contro teste di cazzo del genere, anche se tremo al pensiero di sentire la risposta.
Mi chiedo solo per quanto io debba ancora sentire tutti i giorni simili vaneggiamenti da parte di gente capace solo ad aprire bocca e sputare merda, e quanto tempo dovrà passare prima che qualcuno prenda una posizione seria ed ufficiale contro teste di cazzo del genere, anche se tremo al pensiero di sentire la risposta.
25.8.11
Kung Fu Panda 2: la recensione
Eccomi qui a parlare del film designato a lanciare la stagione cinematografia autunnale in Italia, con frotte di ragazzini veri e ragazzini cresciuti a riempire le sale per sbellicarsi come dementi per le avventure di Po, il panda scemo protagonista di Kung fu Panda 2, da ieri nei cinema italiani.
E dal momento che io l'ho già visto, perché F. a vedere i film ci va il primissimo giorno con tanto di prenotazione, parto subito con la mia recensione:
Kung fu Panda è tutto ambientato in Cina, con personaggi cinesi e scenari cinesi e mille mila richiami alla Cina in ogni singola scena e quindi è bellissimo punto.
Fine della recensione.
No, no, andiamo con calma, non facciamoci prendere dall'entusiasmo, e cerchiamo di fare una recensione come si deve, senza farsi influenzare dal fatto che sono un sinologo/filo e amo la Cina e tutte le volte che sento dire Cina ho un brivido lungo la schiena. Anzi facciamo così, le osservazioni da patito della Cina le faccio subito, così poi posso procedere senza interferenze:
- Il codino: ho notato che un sacco di personaggi hanno il tipico codino, quello dell'immagine classica del cinese con il baffetto e il cappello a punta. Ora, dovete sapere che il codino, durante l'ultima dinastia cinese, la dinastia Qing (1636-1912), era un simbolo discriminatorio verso i cinesi, dal momento che i governanti erano mancesi e costringevano i cinesi veri e propri a portarlo, e tagliarlo era reato. Quindi forse è il caso che rivediamo un po' la nostra iconografia in fatto di Cina... (F., se mai leggessi questo post, era questa la cosa che ti volevo dire e che tu non mi hai fatto dire, e che a Robb invece ho detto lo stesso!)
- C'è un punto in cui il papà-oca di Po gli dice "il mio Xiao Po", che sarebbe "il mio piccolo Po", pronunciando la prima parola "csiao". Ora non so com'è la versione originale, e non dico che per doppiare un cartone animato devi imparare il cinese, ma dato che comunque non ci capisce niente nessuno lo stesso, per lo meno accertati di riprodurre qualcosa che assomigli vagamente al cinese: il suono "cs" semplicemente non esiste. Sarebbe bastato un più semplice "siao". Ma vabbè, particolari di cui mi accorgo solo io e altri quattro gatti in croce.
Giuro che ho finito, passiamo alla recensione vera e propria. Prima di iniziare, un avvertimento:
***Questo post contiene una cifra di spoiler, e dato che sicuramente lo andrete tutti a vedere se non volete rovinarvi il film smettete di leggere***
Dicevamo, Kung fu Panda 2: a parte il delirio di poco fa, dall'introduzione già si intuisce la mia opinione generale sul film, che poi si estende a tutta la produzione Dreamworks in generale, a parte poche eccezioni (vedi Dragon Trainer): niente di più e niente di meno che film mediocri, che attirano le masse al cinema con una grafica da urlo e un umorismo grossolano, demenziale e a tratti volgare, e questo film non fa eccezione.
Iniziamo subito da Po, il personaggio più irritante della storia del cinema dopo Jar Jar Binks, con la differenza che questo non era protagonista: un inetto, un imbecille, stupido, volgare e fuori luogo, l'apoteosi dello stereotipo americano in cui anche l'essere più inutile del mondo può diventare un eroe, solo che prima cosa qui stiamo parlando di Kung-fu, diamine, mica dell'arte di scureggiare con le ascelle, e poi Po è talmente inutile che ti fa venire i tic nervosi, tranne che poi alla fine inspiegabilmente è il più forte e il più bravo e spacca il culo a tutti (che poi lo stereotipo americano in un film ambientato in Cina ci sta come i cavoli a merenda...).
Odioso.
Che poi tutto sommato nel primo film ci stava pure, dato che era tutto basato sul concetto "non c'è nessun ingrediente segreto, ognuno è speciale se ci crede" che è un po' la morale trita e ritrita di decenni di cinema americano, ma ok, era ben inserita nella trama.
In questo secondo capitolo non si capisce proprio da dove viene questa specialità: addirittura in cinque secondi e mezzo raggiunge la pace interiore, cosa che i grandi maestri ci mettono anni a conquistare, se ci arrivano. Forse perché il suo cervello è talmente vuoto che gli ci vuole poco, ma fossi stato il maestro Shifu avrei detto "no vabbé, appendo il bastone al chiodo e tanti saluti, una vita sprecata". E poi non si spiega come per 3/4 di film sia un inetto, rotola più che camminare, gli viene il fiatone ad alzare un dito e poi all'improvviso fa delle acrobazie che nemmeno i monaci Shaolin. Speriamo che i prossimi film diano delle risposte in questo senso.
Eh sì, perché ci saranno altri film, come lascia intuire la scena finale: d'altro canto, quella di far uscire sequel su sequel fino a che alla gente non viene la nausea al solo sentire nominare il titolo del film è una tradizione consolidata della Dreamworks. Io mi chiedo, perché? Perché dover spremere un prodotto tutto sommato valido fino allo sfinimento, rovinandolo inevitabilmente? Questa è una delle differenze sostanziali con la Pixar, che diciamolo è su tutto un altro livello e che fa film solo quando (e se) sente l'esigenza di raccontare qualcosa, sfornando immancabilmente dei capolavori (Cars escluso, ma le macchinine vendono, e vabbè). Voglio dire, guardate un Toy Story 3 e un Kung fu Panda 2 o uno dei sequel di Shrek e poi ne riparliamo. Che poi a quanto pare sono in programma anche sei dico sei seguiti di Dragon Trainer: dicevamo, come rovinare un prodotto valido... Certo che Kung fu Panda, tutto ambientato in Cina, anche se facessero 1000 sequel... No, NO! Devo farla finita, torniamo seri!
Parliamo ora di sceneggiatura, e ricolleghiamoci al tema precedente, ossia all'odiosità di Po: questo panda obeso ha la capacità straordinaria di rovinare con le sue battute dementi tutte le scene di maggior impatto. Mammamia che nervoso! Va bene l'umorismo (che poi è sempre lo stesso: fame, pancia che brontola, obesità...), ma certe volte sarebbe consigliabile metterlo da parte, della serie "tappati quella fogna", non è che se non fai una battuta stupida ogni due minuti di film la gente perde l'interesse. O forse sì. Vabbè.
Sceneggiatura odiosa, quindi, resa ancora più odiosa dal doppiaggio italiano. Innanzitutto sparate a Fabio Volo prima che faccia in tempo a doppiare anche Kung fu Panda 3. Vi pago. Secondo poi, ma che cazzo di frasi sono "Po sta sballando", "Hai scocciato un panda" (per dire che l'hai riempito di botte) e "Peluscioso coccolo" (letterali, eh, me le sono segnate)??? Ma in Italia c'è gente che parla così? Da dove cazzo viene il traduttore? Fucilate anche lui, dopo Fabio Volo.
Ultima cosa, mancano in questo film tutte quelle perle di saggezza che davano quel tocco orientale al primo capitolo, come la celebre frase del maestro Wugui "ieri è storia, domani è un mistero, oggi è un dono, per questo si chiama presente" (lacrimuccia). Questo film è tutto azione, combattimenti e battutacce, l'ambientazione cinese è un contorno, una cosa scenografica.
E che scene, cavolo! Beh qualcosa di positivo ce lo dovrà pur avere questo film no? A parte il fatto che è tutto ambientato in Cina e ci sono mille mila richiami e è bellissimo e... BASTA!
Dicevo, una cura grafica spettacolare, con scene e inquadrature mozzafiato (ti credo, l'ambientazione è cinese!), e un design dei personaggi davvero azzeccato. E' bellissimo vedere come i movimenti e il modo di combattere di ognuno di loro sia perfettamente adattato al tipo di animale, e diciamocelo il pavone ha vinto, molto meglio del cattivo del primo film. Senza contare che la scena in animazione tradizionale e la scena iniziale che richiama il teatro di marionette tradizionale valgono da sole tutto il film.
Quindi, ricapitolando, dato che mi sono dilungato più del previsto, questo Kung fu Panda 2 è un film Dreamworks in tutto e per tutto, senza infamia e senza lode, con tutti i difetti e meno pregi del suo predecessore, rispetto al quale non aggiunge praticamente niente, solo tanta azione e tanto umorismo terra terra. In poche parole, piacevole per passare due ore ma finisce qui. Con la differenza, rispetto agli altri film, che è tutto ambientato in Cina, con personaggi cinesi e scenari cinesi e mille mila richiami alla Cina in ogni singola scena e quindi è bellissimo punto e fine.
E dal momento che io l'ho già visto, perché F. a vedere i film ci va il primissimo giorno con tanto di prenotazione, parto subito con la mia recensione:
Kung fu Panda è tutto ambientato in Cina, con personaggi cinesi e scenari cinesi e mille mila richiami alla Cina in ogni singola scena e quindi è bellissimo punto.
Fine della recensione.
No, no, andiamo con calma, non facciamoci prendere dall'entusiasmo, e cerchiamo di fare una recensione come si deve, senza farsi influenzare dal fatto che sono un sinologo/filo e amo la Cina e tutte le volte che sento dire Cina ho un brivido lungo la schiena. Anzi facciamo così, le osservazioni da patito della Cina le faccio subito, così poi posso procedere senza interferenze:
- Il codino: ho notato che un sacco di personaggi hanno il tipico codino, quello dell'immagine classica del cinese con il baffetto e il cappello a punta. Ora, dovete sapere che il codino, durante l'ultima dinastia cinese, la dinastia Qing (1636-1912), era un simbolo discriminatorio verso i cinesi, dal momento che i governanti erano mancesi e costringevano i cinesi veri e propri a portarlo, e tagliarlo era reato. Quindi forse è il caso che rivediamo un po' la nostra iconografia in fatto di Cina... (F., se mai leggessi questo post, era questa la cosa che ti volevo dire e che tu non mi hai fatto dire, e che a Robb invece ho detto lo stesso!)
- C'è un punto in cui il papà-oca di Po gli dice "il mio Xiao Po", che sarebbe "il mio piccolo Po", pronunciando la prima parola "csiao". Ora non so com'è la versione originale, e non dico che per doppiare un cartone animato devi imparare il cinese, ma dato che comunque non ci capisce niente nessuno lo stesso, per lo meno accertati di riprodurre qualcosa che assomigli vagamente al cinese: il suono "cs" semplicemente non esiste. Sarebbe bastato un più semplice "siao". Ma vabbè, particolari di cui mi accorgo solo io e altri quattro gatti in croce.
Giuro che ho finito, passiamo alla recensione vera e propria. Prima di iniziare, un avvertimento:
***Questo post contiene una cifra di spoiler, e dato che sicuramente lo andrete tutti a vedere se non volete rovinarvi il film smettete di leggere***
Dicevamo, Kung fu Panda 2: a parte il delirio di poco fa, dall'introduzione già si intuisce la mia opinione generale sul film, che poi si estende a tutta la produzione Dreamworks in generale, a parte poche eccezioni (vedi Dragon Trainer): niente di più e niente di meno che film mediocri, che attirano le masse al cinema con una grafica da urlo e un umorismo grossolano, demenziale e a tratti volgare, e questo film non fa eccezione.
Iniziamo subito da Po, il personaggio più irritante della storia del cinema dopo Jar Jar Binks, con la differenza che questo non era protagonista: un inetto, un imbecille, stupido, volgare e fuori luogo, l'apoteosi dello stereotipo americano in cui anche l'essere più inutile del mondo può diventare un eroe, solo che prima cosa qui stiamo parlando di Kung-fu, diamine, mica dell'arte di scureggiare con le ascelle, e poi Po è talmente inutile che ti fa venire i tic nervosi, tranne che poi alla fine inspiegabilmente è il più forte e il più bravo e spacca il culo a tutti (che poi lo stereotipo americano in un film ambientato in Cina ci sta come i cavoli a merenda...).
Odioso.
Che poi tutto sommato nel primo film ci stava pure, dato che era tutto basato sul concetto "non c'è nessun ingrediente segreto, ognuno è speciale se ci crede" che è un po' la morale trita e ritrita di decenni di cinema americano, ma ok, era ben inserita nella trama.
In questo secondo capitolo non si capisce proprio da dove viene questa specialità: addirittura in cinque secondi e mezzo raggiunge la pace interiore, cosa che i grandi maestri ci mettono anni a conquistare, se ci arrivano. Forse perché il suo cervello è talmente vuoto che gli ci vuole poco, ma fossi stato il maestro Shifu avrei detto "no vabbé, appendo il bastone al chiodo e tanti saluti, una vita sprecata". E poi non si spiega come per 3/4 di film sia un inetto, rotola più che camminare, gli viene il fiatone ad alzare un dito e poi all'improvviso fa delle acrobazie che nemmeno i monaci Shaolin. Speriamo che i prossimi film diano delle risposte in questo senso.
Eh sì, perché ci saranno altri film, come lascia intuire la scena finale: d'altro canto, quella di far uscire sequel su sequel fino a che alla gente non viene la nausea al solo sentire nominare il titolo del film è una tradizione consolidata della Dreamworks. Io mi chiedo, perché? Perché dover spremere un prodotto tutto sommato valido fino allo sfinimento, rovinandolo inevitabilmente? Questa è una delle differenze sostanziali con la Pixar, che diciamolo è su tutto un altro livello e che fa film solo quando (e se) sente l'esigenza di raccontare qualcosa, sfornando immancabilmente dei capolavori (Cars escluso, ma le macchinine vendono, e vabbè). Voglio dire, guardate un Toy Story 3 e un Kung fu Panda 2 o uno dei sequel di Shrek e poi ne riparliamo. Che poi a quanto pare sono in programma anche sei dico sei seguiti di Dragon Trainer: dicevamo, come rovinare un prodotto valido... Certo che Kung fu Panda, tutto ambientato in Cina, anche se facessero 1000 sequel... No, NO! Devo farla finita, torniamo seri!
Parliamo ora di sceneggiatura, e ricolleghiamoci al tema precedente, ossia all'odiosità di Po: questo panda obeso ha la capacità straordinaria di rovinare con le sue battute dementi tutte le scene di maggior impatto. Mammamia che nervoso! Va bene l'umorismo (che poi è sempre lo stesso: fame, pancia che brontola, obesità...), ma certe volte sarebbe consigliabile metterlo da parte, della serie "tappati quella fogna", non è che se non fai una battuta stupida ogni due minuti di film la gente perde l'interesse. O forse sì. Vabbè.
Sceneggiatura odiosa, quindi, resa ancora più odiosa dal doppiaggio italiano. Innanzitutto sparate a Fabio Volo prima che faccia in tempo a doppiare anche Kung fu Panda 3. Vi pago. Secondo poi, ma che cazzo di frasi sono "Po sta sballando", "Hai scocciato un panda" (per dire che l'hai riempito di botte) e "Peluscioso coccolo" (letterali, eh, me le sono segnate)??? Ma in Italia c'è gente che parla così? Da dove cazzo viene il traduttore? Fucilate anche lui, dopo Fabio Volo.
Ultima cosa, mancano in questo film tutte quelle perle di saggezza che davano quel tocco orientale al primo capitolo, come la celebre frase del maestro Wugui "ieri è storia, domani è un mistero, oggi è un dono, per questo si chiama presente" (lacrimuccia). Questo film è tutto azione, combattimenti e battutacce, l'ambientazione cinese è un contorno, una cosa scenografica.
E che scene, cavolo! Beh qualcosa di positivo ce lo dovrà pur avere questo film no? A parte il fatto che è tutto ambientato in Cina e ci sono mille mila richiami e è bellissimo e... BASTA!
Dicevo, una cura grafica spettacolare, con scene e inquadrature mozzafiato (ti credo, l'ambientazione è cinese!), e un design dei personaggi davvero azzeccato. E' bellissimo vedere come i movimenti e il modo di combattere di ognuno di loro sia perfettamente adattato al tipo di animale, e diciamocelo il pavone ha vinto, molto meglio del cattivo del primo film. Senza contare che la scena in animazione tradizionale e la scena iniziale che richiama il teatro di marionette tradizionale valgono da sole tutto il film.
Etichette:
Cina,
Cinema,
Dreamworks,
Kung Fu Panda,
Pixar,
Recensioni
22.8.11
La settimana di ferragosto è finita...
... e anche quest'anno ne sono uscito indenne, senza avere nessuna crisi.
Dovete sapere che a questo mondo sono poche le immagini che mi angosciano e che mi fanno sentire impotente davanti alla crudele realtà. Queste esattamente sono, in ordine di importanza:
1. I bambini malnutriti dell'Africa o vittime di guerra (e mettiamo una foto "leggera" per decenza e rispetto, dato che questo è un post ironico):
2. Le folle che acclamano Berlusconi o la Lega o che riempiono piazza San Pietro la domenica, o tutte e tre le cose.
3. I palloncini che volano via lontani verso l'infinità del cielo.
4. Un'edicola chiusa durante la settimana di ferragosto.
Chiamatela malattia, dipendenza, chiamatela come vi pare, ma io ho l'estrema esigenza di comprare ALMENO un giornale a settimana: per me è un bisogno primario come mangiare e dormire. Sento la necessità impellente di entrare in un'edicola, spulciare le nuove uscite, vedere se c'è qualcosa di interessante e, in caso negativo, farmi interessare qualcosa a forza, in modo da non uscire a mani vuote. Ho bisogno di avere qualcosa da leggiucchiare nel tempo perso o prima di andare a dormire, quando sono troppo stressato e ho il cervello troppo in panne per leggere romanzi o cose troppo impegnative, oppure quando prendo i mezzi e non ho portato l'iPod.
Invece a ferragosto il mondo dell'editoria si ferma per una settimana: uscire per strada e vedere tutte le serrande delle edicole tristemente abbassate mi dà un senso di malinconia e angoscia che è come se mi mancasse l'aria. E in quei pochi giornalai aperti, isolati e ustionati sotto il solleone, al massimo uno per quartiere, non di più, in queste oasi in pieno deserto che ci mancano solo le balle di fieno che volano intorno, dicevo, a parte quotidiani e periodici scandalistici da ombrellone c'è il vuoto assoluto: riviste rattrappite dal caldo infernale, giornalai scontrosi che magari sono appena rientrati dalle vacanze e hanno meno voglia di stare lì di quanta ne abbia io di leccare una merda di cane, insomma, la desolazione più totale.
Non immaginate nemmeno quanto sia lunga, per me, la settimana di ferragosto, forse la più lunga dell'anno: uscire non si esce, che con questo caldo chi ti si incula, e stare in casa a boccheggiare e con il cervello appannato, senza nemmeno una lettura per passare il tempo, è veramente una tortura.
Eppure, in un modo o nell'altro anche quest'anno questa terribile settimana è passata, appena in tempo prima che in preda all'astinenza mi armassi di grimaldello e andassi a scassinare la serranda di una qualche edicola per depredarla di tutto il suo contenuto. E già sento i rotori delle stampatrici rombare, animate da nuova linfa, e aspettatemi che tempo qualche giorno e nella prima edicola che incontro ci lascio i miliardi.
Dovete sapere che a questo mondo sono poche le immagini che mi angosciano e che mi fanno sentire impotente davanti alla crudele realtà. Queste esattamente sono, in ordine di importanza:
1. I bambini malnutriti dell'Africa o vittime di guerra (e mettiamo una foto "leggera" per decenza e rispetto, dato che questo è un post ironico):
2. Le folle che acclamano Berlusconi o la Lega o che riempiono piazza San Pietro la domenica, o tutte e tre le cose.
3. I palloncini che volano via lontani verso l'infinità del cielo.
4. Un'edicola chiusa durante la settimana di ferragosto.
Chiamatela malattia, dipendenza, chiamatela come vi pare, ma io ho l'estrema esigenza di comprare ALMENO un giornale a settimana: per me è un bisogno primario come mangiare e dormire. Sento la necessità impellente di entrare in un'edicola, spulciare le nuove uscite, vedere se c'è qualcosa di interessante e, in caso negativo, farmi interessare qualcosa a forza, in modo da non uscire a mani vuote. Ho bisogno di avere qualcosa da leggiucchiare nel tempo perso o prima di andare a dormire, quando sono troppo stressato e ho il cervello troppo in panne per leggere romanzi o cose troppo impegnative, oppure quando prendo i mezzi e non ho portato l'iPod.
Invece a ferragosto il mondo dell'editoria si ferma per una settimana: uscire per strada e vedere tutte le serrande delle edicole tristemente abbassate mi dà un senso di malinconia e angoscia che è come se mi mancasse l'aria. E in quei pochi giornalai aperti, isolati e ustionati sotto il solleone, al massimo uno per quartiere, non di più, in queste oasi in pieno deserto che ci mancano solo le balle di fieno che volano intorno, dicevo, a parte quotidiani e periodici scandalistici da ombrellone c'è il vuoto assoluto: riviste rattrappite dal caldo infernale, giornalai scontrosi che magari sono appena rientrati dalle vacanze e hanno meno voglia di stare lì di quanta ne abbia io di leccare una merda di cane, insomma, la desolazione più totale.
Non immaginate nemmeno quanto sia lunga, per me, la settimana di ferragosto, forse la più lunga dell'anno: uscire non si esce, che con questo caldo chi ti si incula, e stare in casa a boccheggiare e con il cervello appannato, senza nemmeno una lettura per passare il tempo, è veramente una tortura.
Eppure, in un modo o nell'altro anche quest'anno questa terribile settimana è passata, appena in tempo prima che in preda all'astinenza mi armassi di grimaldello e andassi a scassinare la serranda di una qualche edicola per depredarla di tutto il suo contenuto. E già sento i rotori delle stampatrici rombare, animate da nuova linfa, e aspettatemi che tempo qualche giorno e nella prima edicola che incontro ci lascio i miliardi.
20.8.11
L'antro della strega: una storia di brividi e mansarde
Avete presente quei paesini idilliaci arroccati sulle montagne, che sembrano usciti direttamente da una miniatura medievale? Cingoli è uno di questi. Il Balcone delle Marche, è chiamato, perché da qui si può vedere tutta la costa adriatica, e nei giorni limpidi perfino le coste della Croazia.
Tutto è esattamente come nei paesi delle fiabe, dove tutti si conoscono, tutti si salutano per nome, mancano solo il re, la regina e Biancaneve. E come tutti i paesi di questo tipo, anche Cingoli ha le sue leggende, soprattutto quelle macabre.
Io a Cingoli ci ho passato l'infanzia, nonché le notti più lunghe e spaventose della mia vita: storie di lupi mannari, vecchiette che portavano i bambini chissà dove, pazzi, suicidi, riti satanici, chiese sconsacrate. Intere notti insonni nel terrore più totale, ogni rumore era una minaccia, e il battito aumentava a 3000. Bei tempi, beata innocenza!
Dopo secoli che non tornavo, quest'anno abbiamo deciso, io mia madre e mia sorella, insieme a Alessandro, di passare qui un fine settimana. Purtroppo abbiamo solo una casetta, qui, e ci sta una famiglia di rumeni in affitto, quindi ci tocca adattarci.
Bene, dovete sapere che a Cingoli c'è una vecchina che abita sola soletta in un'enorme casa di tre piani: la mattina presto la si può intravedere che innaffia il giardino, mentre Stella, la sua cagnolina, le corre tra i piedi. D'inverno dal suo camino esce sempre un filo di fumo bianco. Per questo fine settimana, abbiamo deciso di fermarci da lei. Ora, la casa al piano principale ha solo una stanza da letto e una cameretta, per me non c'è posto, ma la vecchina ha pensato a tutto, e gentilissima mi ha preparato il letto in mansarda.
Scende la sera, dopo quattro ore di viaggio e dopo un pasto abbondante mi appresto a salire le scale, esausto. Arrivo su un terrazzo, da cui si vede tutto il paese illuminato. Accendo una sigaretta e respiro l'aria fresca. Da lontano arrivano i rintocchi attenuati delle campane del duomo, che ogni quindici minuti comunicano l'ora a tutto il paese. Che pace! E pensare che una volta questo posto, di notte, mi terrorizzava!
Finita la sigaretta, mi appresto ad entrare in mansarda, ma non appena vedo la porta di quella che sarà la mia stanza, tutte le vecchie storie mi tornano in mente. E' una vecchia porta di ferro, che una volta aperta dà su un'altra porta, stavolta di legno. Con mano tremante apro anche questa, cerco l'interruttore della luce e lo scenario mi fa accapponare la pelle:
Sembra il covo di un pedofilo: una vecchia lampadina pende da un muro spiovente di mattoni, imbiancati da una gettata di calce. All'interno, mobili accatastati, un materasso scoperto, e, in una stanzetta, l'unico segno rassicurante, un letto appena rifatto, appositamente per me. Peccato che questo particolare rende il tutto ancora più raccapricciante: il letto sembra fatto apposta per invitarmi, per farmi arrendere al sonno.
In preda al panico, cerco la serratura della porta, e mi accorgo che non c'è! Sono in trappola! Chiunque può entrare in qualsiasi momento! Inizio a frugare nei cassetti e nei mobili ammucchiati negli angoli, in cerca di qualcosa per bloccare la porta, ma niente, sono sempre più terrorizzato, fino a che apro uno dei cassettoni sotto il materasso, e una scoperta raccapricciante non mi rende tutto chiaro: è veramente un luogo malvagio, e quella vecchina è una strega!!
Ora sono qui, in questa mansarda, connesso per miracolo, non so dove andare, se anche scappassi, chi andrei a cercare? E mia madre, mia sorella e mio nipote, al piano terra, che fine avranno fatto a quest'ora?
E anche se la vecchina in realtà è mia nonna, anche se questa è la stanza che lei ha preparato appositamente per me con tanto amore nella casa dove si è trasferita da poco, e anche se i particolari macabri di questa storia me li sono inventati, penso proprio che stanotte mi cagherò sotto dalla paura lo stesso.
UPDATE1: Non ce l'ho fatta e ho chiamato mia nonna a dormire con me. Sì sono un fifone. E sì, ho chiamato la vecchina della storia. Avrò fatto bene? O ho segnato da solo la mia fine???
UPDATE2: Sono vivo per miracolo. Ma non per la vecchina, e nemmeno per la bambola, ma perché ho dato una craniata a quel cazzo di soffitto che ho tirato giù tutti i santi del paradiso e oggi ho un bozzo assurdo, e mi è uscito anche sangue.
Tutto è esattamente come nei paesi delle fiabe, dove tutti si conoscono, tutti si salutano per nome, mancano solo il re, la regina e Biancaneve. E come tutti i paesi di questo tipo, anche Cingoli ha le sue leggende, soprattutto quelle macabre.
Io a Cingoli ci ho passato l'infanzia, nonché le notti più lunghe e spaventose della mia vita: storie di lupi mannari, vecchiette che portavano i bambini chissà dove, pazzi, suicidi, riti satanici, chiese sconsacrate. Intere notti insonni nel terrore più totale, ogni rumore era una minaccia, e il battito aumentava a 3000. Bei tempi, beata innocenza!
Dopo secoli che non tornavo, quest'anno abbiamo deciso, io mia madre e mia sorella, insieme a Alessandro, di passare qui un fine settimana. Purtroppo abbiamo solo una casetta, qui, e ci sta una famiglia di rumeni in affitto, quindi ci tocca adattarci.
Bene, dovete sapere che a Cingoli c'è una vecchina che abita sola soletta in un'enorme casa di tre piani: la mattina presto la si può intravedere che innaffia il giardino, mentre Stella, la sua cagnolina, le corre tra i piedi. D'inverno dal suo camino esce sempre un filo di fumo bianco. Per questo fine settimana, abbiamo deciso di fermarci da lei. Ora, la casa al piano principale ha solo una stanza da letto e una cameretta, per me non c'è posto, ma la vecchina ha pensato a tutto, e gentilissima mi ha preparato il letto in mansarda.
Scende la sera, dopo quattro ore di viaggio e dopo un pasto abbondante mi appresto a salire le scale, esausto. Arrivo su un terrazzo, da cui si vede tutto il paese illuminato. Accendo una sigaretta e respiro l'aria fresca. Da lontano arrivano i rintocchi attenuati delle campane del duomo, che ogni quindici minuti comunicano l'ora a tutto il paese. Che pace! E pensare che una volta questo posto, di notte, mi terrorizzava!
Finita la sigaretta, mi appresto ad entrare in mansarda, ma non appena vedo la porta di quella che sarà la mia stanza, tutte le vecchie storie mi tornano in mente. E' una vecchia porta di ferro, che una volta aperta dà su un'altra porta, stavolta di legno. Con mano tremante apro anche questa, cerco l'interruttore della luce e lo scenario mi fa accapponare la pelle:
Sembra il covo di un pedofilo: una vecchia lampadina pende da un muro spiovente di mattoni, imbiancati da una gettata di calce. All'interno, mobili accatastati, un materasso scoperto, e, in una stanzetta, l'unico segno rassicurante, un letto appena rifatto, appositamente per me. Peccato che questo particolare rende il tutto ancora più raccapricciante: il letto sembra fatto apposta per invitarmi, per farmi arrendere al sonno.
I muri sono tappezzati di immagini e oggetti inquietanti, vecchie lampade, disegni di bambini, e su una toletta in un angolo sono disposte cornici polverose con foto in bianco e nero di chissà quale epoca:
Ora sono qui, in questa mansarda, connesso per miracolo, non so dove andare, se anche scappassi, chi andrei a cercare? E mia madre, mia sorella e mio nipote, al piano terra, che fine avranno fatto a quest'ora?
E anche se la vecchina in realtà è mia nonna, anche se questa è la stanza che lei ha preparato appositamente per me con tanto amore nella casa dove si è trasferita da poco, e anche se i particolari macabri di questa storia me li sono inventati, penso proprio che stanotte mi cagherò sotto dalla paura lo stesso.
UPDATE1: Non ce l'ho fatta e ho chiamato mia nonna a dormire con me. Sì sono un fifone. E sì, ho chiamato la vecchina della storia. Avrò fatto bene? O ho segnato da solo la mia fine???
UPDATE2: Sono vivo per miracolo. Ma non per la vecchina, e nemmeno per la bambola, ma perché ho dato una craniata a quel cazzo di soffitto che ho tirato giù tutti i santi del paradiso e oggi ho un bozzo assurdo, e mi è uscito anche sangue.
16.8.11
Yoü And I, il video
Ma sia come sia, il tanto chiacchierato (e atteso?) quarto video tratto da Born This Way è bello che sfornato, e anche se a quanto pare sono l'ultimo ad averlo visto lo pubblico lo stesso:
E adesso via con le impressioni a caldo.
Non l'ho capito.
Sarà che preso così, alla sprovvista, sono ancora un po' scombussolato.
Per carità, c'è tutto: nei giorni scorsi si erano susseguite le supposizioni a riguardo, ci sarà Yuyi, no ci sarà Jo Calderone, ma alla fine c'è Yuyi o c'è Jo Calderone?, e invece ci sono sia Yuyi che Jo Calderone sia una cifra di altri personaggi che vai a capire come si chiamano e che rappresentano. Bellissimi costumi, bellissime scene a effetto (il ciccione che vende il gelato è raggelante), bellissimo quello che si scopa Yuyi (che poi qualcuno mi deve spiegare come si scopa una sirena), c'è anche la coreografia di rito con un revival del capello verde, e nonostante tutta questa confusione mi sembra un video molto più ordinato e maturo rispetto a Judas, e sicuramente molto più ispirato di The Edge of Glory. L'atmosfera country, poi, si addice perfettamente alla canzone. Solo che non l'ho capito. Magari ci sarà bisogno di qualche altra visione.
Epperò dai, mi ha piacevolmente colpito.
E' questo "piacevolmente", però, che non mi convince...
Voglio dire, fino a Born This Way Lady Gaga mi fomentava, non mi colpiva piacevolmente. Poi c'è stato quel calderone eccessivo di Judas, e già lì ho storto un po' il naso. The Edge of Glory non lo prendiamo in considerazione. E ora questo Yoü And I. Che ripeto, mi piace. Solo che, sarà che la scelta del singolo già non mi convinceva tanto, saranno tante cose, ma com'è si chiama quella cosa di quando uno ha delle aspettative altissime e poi, nonostante il risultato è più che buono, si ha la sensazione che queste aspettative non sono state del tutto soddisfatte? Com'è che dite? Delusione?
In realtà, io ancora sto aspettando che l'era Born This Way esploda. Perché i presupposti, con il primo video, erano ben altri: una rivoluzione, una rinascita, una liberazione da tutti i preconcetti e tutti gli stereotipi. Mentre quello che sto vedendo è sì qualcosa di originale (qualsiasi cosa faccia Lady Gaga è comunque una spanna al di sopra di tutti gli altri) e ben fatto, ma non così rivoluzionario come era stato promesso, e comunque inferiore rispetto ai capolavori precedenti.
L'impressione è che Lady Gaga sia ormai talmente sicura di sé e del suo successo da diventare sempre più autocelebrativa e sempre meno incisiva e graffiante. Talmente certa di essere un'artista da pensare che tutto ciò che fa è per forza di cose arte.
Spero di essere smentito. E comunque io amo Lady Gaga, sempre e comunque.
Curiosità:
- Io sin da piccolo ho sempre adorato le sirene. E vedere Gaga sirena è una sensazione simile all'orgasmo.
- Ho scoperto oggi che la traduzione ufficiale cinese del titolo dell'album Born This Way è 天生完美, ossia "perfetto dalla nascita". Fico!
Iscriviti a:
Post (Atom)